Smartphone e social network: a scuola si può

03 dicembre 2019 2 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

Elena Colombo insegna nella Scuola Primaria “Papa Giovanni XXIII” di Novara. Dal 2014 fa parte della community di docenti che hanno partecipato alle piattaforme educative Together in Expo 2015, Together in Education, Agente 0011, progetti di didattica innovativi realizzati da La Fabbrica in questi anni basati sulla promozione del lavoro collaborativo, della peer education.

Attraverso la gamification hanno modificato il suo modo di insegnare: non più lezioni frontali ma Missioni, attività di ricerca e spunti di lavoro pratico che hanno previsto l’utilizzo dei social network come Facebook, Instagram, YouTube, Snapchat.

Si utilizzano LIM, pc e smartphone (solo quello della maestra e dalla maestra). Si lavora suddivisi in piccoli gruppi. Il digitale entra in classe. Ma è uno strumento tra i tanti. Non l’unico. La didattica ha adottato una modalità laboratoriale. Si fanno ricerca, esperimenti, teatro, visite, interviste, progetti, reportage, foto e video.

 

Come ci racconta Elena anche i suoi studenti non riescono più a farne a meno e non vedono l’ora che cominci un nuovo progetto in cui potersi impegnare attivamente.

Ed è proprio questa la chiave di svolta introdotta da queste piattaforme educative: rendono protagonisti i bambini. Contenuti e comportamenti sono frutto di una relazione profonda non solo con lo studio ma anche con la pratica.

I bambini oggi si annoiano con più facilità che in passato.

Questo abbassamento della soglia d’attenzione costituisce un limite ma anche una grande opportunità per gli insegnanti. Come afferma Elena “Sta a noi maestri trovare e proporre una modalità attiva. I bambini hanno un ruolo da protagonisti nelle mie lezioni. Tutti. Lavorare in piccoli gruppi suddivisi per compiti e obiettivi favorisce questo scambio”.

I suoi alunni di quarta elementare per esempio i global goals li sanno non solo elencare ma argomentare. Hanno lavorato su ciascuno di essi da ormai 3 anni. E il loro non è un caso isolato come testimoniano gli altri docenti e studenti che hanno partecipato nel corso di queste edizioni.

 

Nelle lezioni di Elena non possono mancare due strumenti: lo smartphone e la LIM. Il telefono serve per registrare i video e fare le foto. I social entrano in classe attraverso la mediazione dell’insegnante. I contenuti vengono condivisi in maniera protetta ai genitori e laddove autorizzati su Youtube, Instagram e Facebook.

Lavorare con le piattaforme ha insegnato ad Elena e ai bambini a documentare tutti i loro lavori e progetti.

E grazie alla LIM i contenuti video e testuali vengono subito montati ed assemblati per essere condivisi con i genitori attraverso un gruppo chiuso su Facebook a cui si sono iscritti anche i nonni dei bambini. Tutti sono sempre molto curiosi e partecipano alle varie attività che vengono proposte. E per scelta Elena non usa WhatsApp.

 

Questa modalità ha trasformato il rapporto che i piccoli hanno con i media digitali. Oggi tutti sanno parlare in pubblico e si correggono autonomamente. Riguardarsi ed ascoltarsi li ha aiutati a crescere e ad aumentare la loro autostima e va sottolineato che tutti sono molto critici.

 

6 motivi che hanno convinto la maestra Elena a utilizzare queste piattaforme educative

1. incentivare il lavoro in gruppo

2. favorire il ruolo attivo degli studenti

3. legare i contenuti ai comportamenti

4. trasformare la classe in un luogo di discussione e confronto

5. favorire il contatto con gli altri istituti (docenti, studenti, istituti)

6. stimolare la sana competizione attraverso la gamification

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