La valutazione in tempo di DAD
La valutazione è fondamentale perché svolge la duplice funzione certificativa e regolativa, la prima cristallizza la situazione di ogni studente mettendo nero su bianco sul suo stato di partecipazione e preparazione scolastica; la seconda, invece, aiuta gli stessi docenti ad elaborare strategie per venire incontro alle esigenze concrete dello specifico studente, affinché possa raggiungere gli obiettivi prefissati e i traguardi programmati. La valutazione è altresì utile all’alunno, che leggendo la valutazione sul proprio operato si guarda attraverso uno specchio, consentendogli di erigere e modificare l’immagine di sé che ha costruito. In questa direzione, l’alunno si sente motivato a cambiare gli obiettivi futuri, si apre o si chiude alla speranza di un progresso fino ad influenzare la propria storia e il personale percorso scolastico.
Se, dunque, siamo tutti d’accordo che la valutazione di ogni studente si rivela necessaria, è importante stabilire le tipologie di valutazione attuabili in un periodo come questo nel quale è presente uno stato d’animo difficile in cui predomina il dubbio, lo scoraggiamento e l’incertezza. Prendendo spunto dall’idea autorevole di una delle professoresse dell’Università di Urbino che tratta il tema delle valutazioni, Silvia Gelardi, abbiamo pensato di riadattare il suo pensiero per applicarlo a questo momento storico, nel quale la didattica a distanza ha preso il sopravvento catapultandoci in uno dei periodi della storia più difficili per l’istituzione scolastica.
La professoressa Gelardi e i tre criteri di valutazione: spunti di riflessione per la DAD
Secondo la professoressa Silvia Gelardi, esistono tre tipi di valutazione che possono essere applicati allo studente di ogni ordine e grado: il primo è un criterio ideografico, il secondo è quello normativo e il terzo, infine, è una valutazione criteriale.
La valutazione ideografica tiene conto non solo dei risultati didattici dell’alunno ma anche dei progressi personali che possono o meno coincidere con il buon risultato. Si tratta di un metodo che valorizza le potenzialità del singolo ma fa emergere anche i punti critici e dunque quelle mancanze sulle quali lavorare per ottenere buoni risultati. Si adatta perfettamente alle lezioni in presenza perché si ha la possibilità di analizzare bene il singolo, mentre per la DAD presenta il limite di non riuscire ad individuare quelle competenze iniziali da revisionare.
Il secondo tipo, invece, si basa su una valutazione normativa intesa come confronto tra le competenze del singolo e quelle acquisite dal gruppo. Si tratta di un lavoro che spetta al docente, che in modalità DAD dovrà fare più attenzione ai risultati dell’alunno, aggravando senza dubbio il suo lavoro, ma è necessaria anche la collaborazione dell’alunno che dovrà tenere sempre la webcam accesa interagendo in modo frequente durante le videolezioni. Un metodo valido per tutti quegli studenti normodotati che sono abituati a dare il massimo e che hanno famiglie attente alle spalle, più penalizzante sembra essere, invece, per i ragazzi che presentano piccole disabilità e problematiche di disagio familiare e sociale, che verosimilmente non avvertono il bisogno e il desiderio di ottenere buoni risultati scolastici nonostante le insistenze dei docenti. Applicandolo in una classe mista, dunque, questo metodo apparirebbe fonte di diseguaglianze e impossibili competizioni.
La valutazione criteriale, infine, opera un confronto tra i criteri che i docenti hanno rielaborato nella ri-programmazione in DAD e i risultati di apprendimento ottenuti. Un metodo che presenta l’indubbio vantaggio di valutare il ragazzo senza confrontarlo con il gruppo ma solo per le competenze che ha acquisito, rischiando però di trovare tante difficoltà in sede di valutazione delle abilità conquistate, soprattutto in tempo di DAD.
Sebbene illuminante come percorso, riteniamo che i tre criteri debbano essere utilizzati in modo combinato, per dar spazio ora all’uno ora all’altro metodo, a seconda delle situazioni, per una valutazione congrua e equa di ogni alunno, considerando le difficoltà della didattica a distanza, le criticità affrontate da ciascun ragazzo, dalle famiglie e dalla volontà di volerle superare nonostante tutto.
In assenza di criteri di valutazione oggettiva, quale metodo utilizzare?
Il problema che nasce, dunque, è di tipo applicativo e chiede di rispondere concretamente ad una difficoltà comune ad ogni docente: in assenza di criteri oggettivi ed espressamente indicati dal Ministero dell'Istruzione, come possiamo valutare i nostri studenti? L’esempio virtuoso ci arriva da un liceo di Aprilia, il cui dirigente scolastico ha sottoscritto un documento nel quale ha introdotto un’importante innovazione didattica, che ha definito un metodo definito "La valutazione oltre il voto".
Prendendo spunto dal DPCM 8/3/2020 e dalla nota ministeriale 279/2020, infatti, il Governo chiede al corpo docenti di utilizzare tutta la varietà di strumenti disponibili a seconda delle piattaforme adoperate. Questo significa che viene lasciata libertà di valutazione ai docenti senza alcuna restrizione metodologica, considerando il momento storico epidemiologico e le conseguenze che ne derivano. In altri termini, ogni istituto può adottare criteri differenti, purché si punti sull’acquisizione di responsabilità e sulla presa di coscienza del significato del ruolo dell’apprendimento.
In questo contesto, l’aspetto fondamentale riguarda il mantenimento della socializzazione, tanto rivendicato da genitori e alunni. Un grido di aiuto che richiede non tanto il miglioramento della gestione delle lezioni, ma semplicemente una maggiore empatia tra il docente e l’alunno, che deve sentirsi accolto e accettato nonostante il muro del pc e le difficoltà oggettive del periodo storico.
Un aiuto concreto per la valutazione: partecipazione e presenza prima di tutto
Partendo dal dettato normativo sopra indicato e dalla libertà di scelta di ogni docente, emerge in primo luogo la necessità di valutare ogni studente in base alle presenze alle lezioni e alla partecipazione attiva che ha avuto. In secondo luogo, l’insegnante deve verificare gli apprendimenti raggiunti attraverso una verifica di tipo asincrono e sincrono. Intendendo con la prima tutte le verifiche di tipo orale, che devono avvenire con la webcam accesa e alla presenza del resto della classe dopo le attività di ricerca o di approfondimento di argomenti proposti dai docenti. Per le verifiche scritte in modalità sincrona, ancora, viene richiesta la consegna puntuale dei compiti assegnati, la produzione di testi scritti, di commenting, di mappe concettuali che provino la capacità di fare collegamenti con interi rami tematici e ancora partecipazione a progetti di gruppo nei quali vengono proposti lavori in collaborazione con altri membri della classe, anche se digitalmente.
Per la modalità asincrona, invece, lo studente deve essere valutato per la consegna di elaborati scritti che vengono poi confrontati con l’intera classe, per cui il docente avrà un duplice strumento di verifica, sia scritto che orale, per verificare l’impegno profuso per produrre lo scritto, l’originalità del contenuto e la capacità di condividerlo con l’intero gruppo classe.
Si tratta senza dubbio di uno sforzo da parte del corpo docente che non può permettersi distrazioni né percorsi differenziati perché ha l’unico obiettivo di sostenere i ragazzi in un momento così difficile. In un contesto del genere, non si può trascurare l’elemento psicologico, che può avere conseguenze devastanti su bambini e adolescenti isolati dal mondo intero. Per questo ogni insegnante deve dar vita ad una scuola in modalità open, un luogo virtuale dove si tiene conto delle difficoltà, dei limiti, degli stati d’animo e delle mancanze di una quarantena forzata. Basti pensare agli studenti che nonostante il contagio continuano a partecipare alle lezioni per avere quel minimo di contatto sociale che li lega alla normalità o a quegli alunni che nonostante la mancanza di adeguati supporti tecnologici non rinunciano all’incontro con i docenti e i compagni di classe, per sfuggire spesso alle brutture familiari.
Ecco, la scuola come sempre è anche questo, accompagnamento, comprensione e apertura verso situazioni non sempre ordinarie, nonostante il voto e nonostante una valutazione che lascia il tempo che trova, soprattutto in tempo di pandemia.