Com'era la scuola nel 1921? Un confronto a 100 anni di distanza
Per comprendere la missione della scuola nel periodo appena successivo alla fine della Prima Guerra Mondiale, bisogna analizzare brevemente qual era la situazione socio economica del nostro Paese: nel 1921, quasi il 30% della popolazione (che all'epoca superava di poco i 30 milioni di abitanti) era completamente analfabeta; di questa percentuale la maggior parte era composta da giovani donne, culturalmente inibite a istruirsi perché destinate a diventare angeli del focolare e generatrici di prole. Rispetto alla media europea di quel tempo, la situazione in Italia era molto arretrata. Se Mussolini "vaneggiava" sull'equità economica raggiungibile attraverso l'innovazione tecnologica e i progressi della scienza, la realtà era ben altra: i salari base dopo la prima guerra erano diminuiti, la forbice della diseguaglianza tagliava fuori la maggior parte dei cittadini e la mancanza di regole contro l'evasione fiscale (praticata dai ceti più abbienti) sigillava questo andamento, che non vedrà risvolti positivi almeno fino agli anni '70.
"(…) Il Fascismo stabilisce l’uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla Nazione. (…) l’obiettivo del Regime nel campo economico è la realizzazione di una più alta giustizia sociale per tutto il Popolo italiano. (…) Io vi dico che la scienza moderna è riuscita a moltiplicare le possibilità della ricchezza; la scienza, controllata e pungolata dalla volontà dello Stato, deve risolvere l’altro problema: il problema della distribuzione della ricchezza."
Non ci volle molto a che il Regime Fascista destinasse l'ambito scolastico all'espansione della propaganda, basata sulla prestanza fisica e sull'esaltazione della logica della guerra. Il totalitarismo fece breccia nelle masse grazie all'indottrinamento di insegnanti e studenti; con il giuramento al Partito e l'appoggio del Ministero dell'Istruzione vennero cambiati i testi e i programmi scolastici in uso fino ad allora e creati percorsi volti a esaltare la cultura nazional/fascista. Chi osò ribellarsi venne "semplicemente" costretto, con la violenza fisica e/o psicologica a piegarsi al volere del Duce. Non fu lasciato indietro nessun grado scolastico: alle elementari, i bambini imparavano a memoria poesiole e dogmi attraverso i quali il Duce veniva dipinto in maniera quasi religiosa; nei gradi superiori e fino all'università le modifiche apportate servivano sostanzialmente per instillare nei giovani il nazionalismo, che faceva da copertura a totalitarismo e principi antidemocratici.
L'era dello Sport
Cominciò nei primi anni '20 l'avvio all'educazione fisica nelle scuole di ogni ordine e grado (le elementari furono le ultime); la filosofia fascista utilizzò egregiamente anche questo sistema per preparare i giovani ad affrontare la guerra, adducendo motivazioni scientifico/spirituali all'importanza di possedere un fisico prestante e resistente per vivere una vita degna e soddisfacente. Lo scopo era ben chiaro, almeno ai promotori: creare un esercito pronto a combattere ciecamente per il partito e l'ideologia del momento.
Gli arredi delle classi
Tutto era concepito per dare forma concreta alla missione della scuola, responsabile della formazione delle nuove menti - e braccia - che avrebbero garantito un futuro radioso al Paese. Ordine, rigore e obbedienza regnavano nelle stanze e indiscusso era il potere dell'insegnante. La struttura degli ambienti scolastici era comune a tutte le realtà, da quelle più centralizzate fino alle piccole scuole dei paesini più remoti: grandi banchi di legno ospitavano 2-3 alunni ciascuno guardavano la cattedra e la maestosa lavagna in ardesia nera; le pareti erano arricchite di svariate cartine geografiche e non mancavano ritratti di personaggi illustri, targhe celebrative (come quella del "Bollettino della Vittoria" del '18) e naturalmente la bandiera italiana, che doveva essere rigorosamente issata alle 8 di mattina e ammainata a fine giornata. Il crocifisso era sempre presente, poiché il Regime non ostacolò mai del tutto l'insegnamento della religione cattolica, considerata come una "filosofia minore" indispensabile a iniziare i giovani ad un credo di stampo dogmatico. Quasi tutte le scuole erano collegate via radio e tramite un altoparlante ascoltavano i discorsi del Duce. A ben rifletterci, altoparlante a parte, una classe del 1921 non era molto diversa da quelle attuali: sono cambiate le caratteristiche tecniche, diciamo così, degli strumenti d'informazione, come ad esempio la moderna LIM che va a sostituire la lavagna classica, i computer che hanno integrato gli atlanti e le mappe, ma la fornitura è sempre stata ed è tutt'ora indirizzata a fornire tutti gli strumenti di consultazione utili alla formazione dei ragazzi.
Dai quaderni ai Tablet, dalle cartelle in tela agli zaini logati
Negli anni '20, le famiglie italiane non vedevano di buon occhio la frequenza scolastica dei loro figli: era tempo sottratto al lavoro dei campi, e una spesa considerata inutile quella per l'acquisto di libri e quaderni. Gli studenti conservavano con cura dunque, i preziosi blocchi con i fogli di carta, che riservavano per i compiti "in bella" o per gli appunti, scelti a seconda della qualità della carta. Il quaderno era un vero e proprio documento che andava a costruire il curriculum dell'alunno: forma, pulizia e precisione erano abitudini imprescindibili. Per portare a scuola il proprio materiale venivano utilizzate delle cartelline in tela, pelle o cartone, oppure semplice spago. I "ricchi" si riconoscevano proprio dal materiale che componeva la cartella. Questo modo di mostrare il proprio status simbol è rimasto in voga fino a pochi anni fa, e non è ancora del tutto scomparso: nonostante l'uso obbligatorio di grembiuli che uniformano l'abbigliamento di studenti, con il consumismo degli anni del secondo dopoguerra si sono manifestati sempre più atteggiamenti narcisistici: i ragazzi benestanti potevano acquistare penne, zaini, diari, accessori e vestiti costosi, che sfoggiavano durante la quotidianità intra ed extra scolastica, a discapito di chi non si poteva permettere determinati tipi di beni e oggetti. In molte scuole oggi vengono forniti diari realizzati dal Comune, l'abbigliamento deve seguire regole non scritte di buon gusto e creanza, e la cultura si sta dirigendo verso l'insegnamento di una mentalità più flessibile, tollerante e molto meno discriminatoria rispetto al (recente) passato. Nonostante l'avvento della tecnologia che ha permesso praticamente a tutti di acquistare tablet o pc, quaderni, blocchi o album da disegno cartacei non sono del tutto scomparsi e vengono considerati anche oggi oggetti importanti.
Il Bullismo
Atteggiamenti violenti tra coetanei all'interno della vita sociale erano all'ordine del giorno, e anche tra gli insegnanti circolavano maniere educative ad oggi fortunatamente scomparse: punizioni fisiche e umiliazioni venivano riservate alle menti più ribelli, al fine di piegare la loro esuberanza. Non che manchino eventi di questo genere nella scuola odierna, con anche il ribaltamento dei ruoli e giovani che hanno bullizzato insegnanti, ma quantomeno non è più considerata la norma.
Un valore (forse) perduto: l'insegnamento dei lavori manuali
In un'epoca in cui igiene personale e pulizia erano "usanze" poco praticate, la scuola apportò un significativo miglioramento nell'evoluzione sociale: l'alunno doveva presentarsi pulito, in ordine, con tutto il necessario per lo svolgimento delle lezioni, e tra le materie insegnate - oltre alle classiche storia, geografia, lingua italiana eccetera - compariva anche l'Ora di Lavoro Manuale; gli studenti partecipavano attivamente alla pulizia dei locali scolastici, al mantenimento delle forniture e cooperavano tutti insieme per imparare il rispetto e il valore delle cose, e l'importanza di condurre una vita decorosa e dignitosa. Ad oggi questo compito spetta alla famiglia, e si presume che gli studenti siano già in grado di perpetrare tali valori, ma purtroppo non sempre è così; forse con le nuove disposizioni in materia di Educazione Civica vi saranno ampliamenti anche in questo senso, volti a imparare il rispetto dell'ambiente in tutte le sue forme. Chi un tempo riciclava e manteneva a lungo materiali e strumenti per necessità, oggi deve farlo per la tutela del mondo che lo circonda.