I compiti delle vacanze: assegnarli o no? Storia di una lunga diatriba pedagogica

30 giugno 2022 5 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Complici i cambiamenti sociali, il fenomeno digitale che ha preso il sopravvento e il mancato sostegno normativo, la diatriba che ruota intorno all’opportunità o meno di assegnare i compiti delle vacanze è ancora aperta e accende gli animi di genitori, docenti e portavoce del Ministero della Pubblica Istruzione, che si dibattono da anni sostenendo opinioni contrapposte.

 

La prima domanda che ci poniamo, in questa sede, è se i compiti per le vacanze debbano uniformarsi a metodologie classiche o se è necessaria una rivisitazione in chiave moderna. Il secondo quesito, molto più radicale, riguarda l’utilità dei compiti da svolgere in un periodo come quello estivo in cui gli alunni vogliono sentirsi liberi di dedicarsi ai loro hobby preferiti e di riposare senza limiti di tempo e orari.

 

Compiti delle vacanze: pro e contro

Uno dei principali vantaggi dei compiti per le vacanze è senza dubbio la continuità didattica che garantiscono, dal momento che le vacanze estive durano circa tre mesi e rischiano di sbiadire quelle competenze acquisite con tanto sacrificio durante l’inverno. In quest’ottica, gli esercizi e le letture diventano una sorta di ponte per aiutare i ragazzi a metabolizzare gli argomenti trattati, acquisendo le competenze necessarie in modo autonomo e senza l’aiuto dei docenti. Si tratta del famoso problem solving, tanto richiesto nel mondo lavorativo e diventata un’ambita attitudine anche nella vita quotidiana. Ma non solo, i compiti delle vacanze stimolano la curiosità, sfidano le proprie conoscenze e capacità e aiutano a porre nuovi e interessanti interrogativi. Non possiamo trascurare un altro fattore, che riguarda la necessità di creare piccoli spazi culturali quotidiani che possano alimentare gli studenti più svantaggiati da questo punto di vista. Compiti sì, dunque, ma in modo razionale e senza mai esagerare. Di contro, i compiti delle vacanze rischiano di diventare un noioso "obbligo" imposto dalla scuola e dunque anche dai genitori, che si erigono a controllori del lavoro svolto. In un’ottica di crescita culturale e di una rinnovata presa di coscienza del valore della scuola, l’imposizione dello studio e dei suoi derivati può diventare deleterio e spezzare quel filo già sottile che lega i giovani al mondo dell’istruzione. Sappiamo, infatti, quanto siano ostili i bambini e i ragazzi alle regole imposte, proprio per questo i compiti per le vacanze dovrebbero diventare un'attività da svolgere in modo volontario e soprattutto piacevole. Dal punto di vista di chi si oppone ai compiti estivi, l'estate deve rappresentare un momento di relax per ricaricare le batterie in vista dell'anno successivo.

 

Compiti delle vacanze: cosa pensa il Miur

Sulla questione dei compiti delle vacanze è intervenuto anche il Miur,e coinvolgendo l’intero sistema scolastico e offrendo precisi parametri da rispettare nell’assegnazione. Sebbene sottovalutato, la questione è molto più diffusa di quanto si creda e negli anni ha coinvolto non solo genitori e docenti, ma anche pedagogisti e Istituzioni che si interrogano sull’adeguatezza del sistema e sulla necessità di adattarlo ai cambiamenti socio-culturali del nostro tempo. Il punto d’incontro riguarda sicuramente la volontà di non oberare gli studenti con attività extrascolastiche, commisurandole all’età e al lavoro svolto durante l’anno curricolare. Lo stesso Maurizio Parodi, Dirigente Scolastico e convinto oppositore dei compiti della vacanze ha consegnato al Ministro Marco Bussetti e al Sottosegretario Giuliano Salvatore, un vero e proprio decalogo che disciplina l’assegnazione dei compiti. A fondamento della sua tesi, il Dirigente sostiene che non esiste una norma precisa che obblighi ad assegnare i compiti e che in alcuni Paesi vige addirittura il divieto. Una discrepanza che andrebbe regolata normativamente per dare voce ed esecuzione alla "Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza", che all’art. 13 stabilisce che ogni bambino e adolescente ha diritto a un congruo periodo di riposo per dedicarsi alle attività ricreative e ludiche che meglio si adattano alle sue attitudini ed età. Non dimentichiamo che tale Convenzione è diventata legge dello Stato e precisamente la n. 176 del 1991, regolamentando alcune branche dell’insegnamento e imponendo vere e proprie regole limitative per l’assegnazione dei compiti delle vacanze. Si parla di comprensione delle esigenze dei ragazzi, di obbligo di correzione da parte dei docenti, di divieto di mettere un voto sul loro svolgimento e di commisurare i compiti all’effettiva capacità dei ragazzi di sostenerli. Una vera e propria battaglia che Marco Bussetti porta avanti con grande coraggio e determinazione, invitando l’intero corpo docenti a riflettere bene sul valore del tempo e del riposo e sugli impegni dei ragazzi di oggi, sempre più pressanti e gravosi. Libri da leggere e relativi temi da redigere, relazioni, commenti e riepiloghi, ma anche raccolte di esercizi di matematica, traduzioni di lingua straniera, versioni di latino e greco, corposi libri con tutte le materie raggruppate in ordine di importanza e così via: un'enorme quantità di compiti che pesa sugli studenti e perché no, anche sui genitori che loro malgrado in estate devono fungere da "controllori", evitando di arrivare a settembre con tutto il lavoro arretrato.

 

Uno sguardo sugli altri Paesi: cosa pensano gli altri?

Ebbene sì, gli studenti italiani sono i più oberati di compiti delle vacanze insieme ai russi, che li precedono solo di qualche punto percentuale. Secondo il rapporto Ocse condotto su un campione di quindicenni di diversi stati, infatti, i russi e gli italiani hanno un carico molto pesante di compiti dovuto al lungo periodo di vacanza di cui godono. 90 giorni circa senza scuola sono davvero tanti e rischiano di vanificare il duro lavoro svolto durante l’anno. Basti pensare che in Germania le tanto desiderate vacanze estive si riducono a 6-8 settimane, rispetto alle 12-13 di cui godono gli studenti italiani. Una scelta operata dal Ministro dell’Istruzione tedesco e che trova origine anche da un altro fattore, che è quello di distribuire le vacanze durante l’intero anno scolastico, senza concentrarle nel periodo estivo. Ed è proprio per la brevità del periodo di riposo che i docenti tedeschi evitano di assegnare, anche se resta una scelta discrezionale. Nella più vicina Svizzera, invece, i compiti delle vacanze sono molto ridotti e spesso inesistenti, salvo assegnazioni integrative per chi necessita di specifico recupero in determinate materie. Si tratta di un sistema razionale che punta a intervenire solo sui casi di effettiva necessità, quando cioè ci sono forti lacune da colmare. Negli Stati Uniti, infine, i compiti vengono assegnati in modo proporzionale all’età, questo significa che i più piccoli restano completamente liberi mentre ai più grandi vengono assegnati esercizi soprattutto nelle materie scientifiche. Secondo uno studio, infatti, le discipline più penalizzate sarebbero proprio matematica e scienza, che godono di minori possibilità di esercitazione rispetto all’italiano, all’arte o alle lingue straniere che generalmente vengono praticate con la lettura di libri, la visita ai musei o con l’ascolto della musica straniera. Si tratta di scelte di opportunità che variano in base alle abitudini degli studenti, al periodo di riposo di cui godono e all’effettiva necessità di recuperare specifiche discipline per le quali non si è raggiunta la sufficienza.

 

Quando i compiti delle vacanze hanno una valenza positiva

Dando voce a quella parte di docenti che sono a favore dei compiti delle vacanze, potremmo immaginare la scuola come una grossa impresa, che non può sospendere la sua attività per un periodo troppo lungo perché rischierebbe di ridurre i profitti in modo eccessivo. Così la scuola non può lasciare un vuoto didattico per tre interi mesi, ma deve creare un ponte che colleghi la fine delle lezioni con l’inizio del nuovo anno attraverso un sistema di studio leggero, equilibrato e possibile anche senza l’ausilio dei docenti. Una sorta di sana alimentazione culturale che aiuti i ragazzi a nutrirsi e sostenersi in modo adeguato senza perdere gli obiettivi raggiunti durante l’inverno. Proprio per questo i compiti andrebbero assegnati tenendo conto di diverse variabili, indicando agli studenti un metodo razionale per svolgerli senza sentirne il peso ma mostrandone tutti i vantaggi.