La scuola è ricominciata settimana scorsa in Alto Adige: come è andata
Come ogni anno, le vacanze estive sono terminate prima in Alto Adige e gli studenti sono tornati in classe già da una settimana. Come sappiamo, il loro calendario scolastico differisce da quello delle altre regioni perché hanno maggiori giorni di festa durante l’anno. Basti pensare alla settimana di ferie di cui godono a novembre, allungando il ponte dei morti o alle vacanze in più che fanno nei giorni di Carnevale. Periodi supplementari di sospensione dalle lezioni motivati da particolari tradizioni storico-culturali che si ripetono negli anni modificando anche le date di inizio e fine della scuola. E sebbene le differenze in calendario, sappiamo bene che il numero di ore di studio è lo stesso per tutti gli italiani, dal momento che ogni scuola deve raggiungere i 200 giorni di effettiva lezione.
Così per i giovani altoatesini è già iniziato questo nuovo anno, tra i numerosi dubbi che hanno assillato il Governo e i timori di genitori e docenti spaventati dal ritorno della pandemia.
Un anno veramente difficile, secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che si incardina in una fase cruciale della crisi pandemica ed economica che assilla ancora il mondo. Ma non solo, come vedremo la situazione di questa regione è ancora molto delicata dal punto di visto sanitario, vista la percentuale ancora bassa di immunizzati. Un dato che si scontra con la mentalità ostile di una parte di altoatesini che ritenevano opportuno iniziare in modalità virtuale, evitando i rischi di aumento del contagio.
Ma nonostante i dubbi, le contraddizioni, le paure e gli scontri politici, la Scuola è iniziata per loro con gli auguri del nostro ministro Bianchi, che in un tweet pubblicato poche ore prima del coming back to school, ha definito la scuola come un luogo in cui ritrovarsi e cominciare nuovi percorsi, dando i suoi migliori auguri a studenti, genitori, docenti e personale. Per comprendere bene le dinamiche che hanno coinvolto i docenti, ripercorriamo insieme questi primi giorni di scuola italiana, tra le polemiche dei no vax e le decisioni del Governo per dirimere ogni controversia e dare effettiva attuazione al diritto alla scuola per tutti i ragazzi.
L’organizzazione predisposta in Alto Adige per l’inizio delle lezioni
Per garantire un sereno inizio dell’anno scolastico, le autorità di Governo centrale in concerto con quelle locali, hanno predisposto un protocollo di sicurezza mirato a evitare i contagi da Covid-19. Come sostenuto da tre assessori, Daniel Alfreider, Philipp Achammer e Giuliano Vettorato, l’obiettivo primario della regione Alto Adige è stato per mesi quello di garantire presenza a scuola per tutto l’anno, superando la DAD e favorendo l’incontro. Per farlo, è stato necessario contingentare le entrate e le uscite evitando assembramenti: questo significa dividere le ore a scuola tra la mattina e il pomeriggio per quegli istituti che presentano maggiore affluenza, con un doppio turno dei docenti che possono fare lezione in modo più tranquillo e con ambienti meno affollati.
Nonostante la riduzione del numero di studenti, le entrate e le uscite sono state contingentate e monitorate da personale idoneo che ha impedito la formazione di assembramenti. Ma non solo, controlli serrati sulle condizioni igieniche imposte dalle normative anti-Covid attraverso la protezione della bocca e del naso con mascherine fornite direttamente dalla scuola e diffusione di igienizzanti per le mani in molti punti degli istituti. L’obbligo della mascherina è stato escluso solo per le scuole materne per le quali sussiste un rischio contagio inferiore e una possibilità di controllo e imposizione più bassa: sarebbe difficile, infatti, far comprendere a bambini troppo piccoli che la mascherina è obbligatoria dalle 8 del mattino fino all’orario di uscita, che corrisponde alle 15:30-16:00.
Per le prossime settimane, inoltre, la regione dell’Alto Adige ha programmato screening su base provinciale che consisteranno in test fai da te per verificare possibili contagi.
Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale, invece, i docenti e il personale scolastico sono tenuti a mostrare il green pass all’entrata come nel resto d’Italia, abbassando in tal modo i rischi per se stessi e dando il giusto esempio ai propri alunni.
Situazione vaccini in Alto Adige: scuola iniziata con molti rischi
Secondo il report degli ultimi giorni pubblicato dal commissario Figliolo, in Alto Adige si registra il numero più alto di non vaccinati tra il personale scolastico, con una media che si aggira intorno al 36%. Questo significa che ci sono più di cinquemila persone, tra docenti e alunni, che non sono immunizzati in tutta la regione. Un dato che deve però essere confrontato con il numero di operatori scolastici che ha ricevuto solo la prima dose e che è pari al 75,3% e che sebbene non sia riuscita a ottenere il green pass, gode comunque di una certa protezione contro il virus. Mentre per gli insegnanti, in particolare, si registra una percentuale di immunizzati pari all’82% contro ci ha ricevuto una sola dose che raggiunge l’88%. In questa direzione, sembra chiaro che la fascia di età più a rischio è proprio quella degli over 12, che è restia a immunizzarsi raggiungendo una media del 73% contro l’80% degli altri over 12 italiani. Un problema comune anche nella regione Sicilia, che però vede un numero di posti occupati in terapia molto elevato rispetto all’Alto Adige, che per ora è riuscita a gestire bene il problema dei ricoverati in gravi situazioni.
Non dimentichiamo che questa regione detiene il primato dei no vax, soprattutto tra i membri dei gruppi linguistici tedeschi e delle valli. Un problema che si è acuito al punto da far dimettere alcuni insegnanti quando è stato introdotto l’obbligo vaccinale per poter accedere a scuola. Una notizia che ha spaventato e sconcertato il presidente Arno Komatscher, che ha sottolineato la scelta irresponsabile dei circa 26 docenti che hanno preferito dimettersi dal loro ruolo di insegnanti piuttosto che sottoporsi all’obbligo vaccinale.
Il presidente altoatesino aveva infatti paventato la possibilità di far accedere l’intero personale non immunizzato con test anti-Covid periodici, garantendo lezioni in presenza per tutti ma in totale sicurezza. Purtroppo anche questa opzione non è piaciuta e la decisione è stata definitiva, nello sconcerto di tutte le forze politiche.
Una situazione singolare e unica che non si è verificata in nessun’altra regione italiana e che ha richiesto una normativa ad hoc. Per questo il Governo ha stabilito che per tutti gli istituti ricompresi in questa regione sarà predisposto periodicamente uno screening all’interno delle classi. In tal modo gli alunni potranno sottoporsi in modo gratuito e assolutamente volontario al tampone nasale due volte a settimana: questo significa che chi aderisce ai test non dovrà assoggettarsi alla quarantena nell’ipotesi di contagio di un compagno di classe.
In tutti i casi, l’intera classe dovrà essere sottoposta nuovamente al test ogni due giorni per verificare lo stato di incubazione del virus.
Green pass ed evoluzioni future: un'App per velocizzare le operazioni di entrata
Così stabilito, il Governo è riuscito a trovare una soluzione anche per le regioni più ostili al vaccino. Test frequenti all’interno delle scuole, spazi dedicati, tempi dilatati e l’ombra del green pass che oscura i cancelli delle scuole. Sebbene l’obbligo vaccinale non sarà mai esteso agli over 12, lasciando libertà di decisione a ragazzi e genitori, per i docenti, i presidi e il personale scolastico è in vigore l’obbligo di presentare il green pass e così è avvenuto in questa prima settimana in tutte le scuole dell’Alto Adige. Riconoscendo però i rallentamenti che causa l’esibizione del documento e il controllo digitale che viene effettuato, il progetto che si intende realizzare a breve è quello di creare un’apposita applicazione da scaricare sullo smartphone. Un'App semplice da gestire che consentirà di verificare il possesso e l’originalità del green pass in modo rapido e senza rallentare le entrate.
Un campo di prova quello delle scuole altoatesine che consentirà di valutare l’opportunità di utilizzarlo anche nelle altre regioni. L’App. si chiamerà VerificaC19 che diventerà ufficiale e definitiva il 13 settembre, in attesa di un provvedimento normativo che ne autorizzi la diffusione e l’obbligatorietà.