Divieto di introduzione e consumo di alimenti a uso collettivo nella scuola: regolamento e deroghe
Partendo dal Regolamento UE n. 852/2004 in materia di igiene sui prodotti alimentari, la scuola ha subito diverse innovazioni che riguardano la distribuzione e il consumo di cibo all’interno delle classi. Il primo cambiamento importante è stato introdotto proprio dal Regolamento sopra menzionato, che ha obbligato l’Italia a uniformarsi al resto dell’Europa. Da quel momento vi è stato un susseguirsi di circolari che hanno dato vita a diversi cambiamenti, anche in seguito al verificarsi delle restrizioni dovute al Covid-19.
Le cause del divieto di introduzione e consumo di cibo a uso collettivo nelle scuole
Le cause del divieto di introduzione e consumo di cibo a uso collettivo nelle scuole nasce dall’aumento dei casi di allergie alimentari e di intolleranze, come quella al lattosio o la celiachia. Si tratta di patologie lievi ma che possono causare gravi danni al bambino, che spesso non è in grado di valutare, nell’immediatezza, la presenza o meno dell’allergene dannoso nell'alimento che assume. Ricordiamo che quando uno studente ingerisce cibo contente l’ingrediente a cui è allergico o intollerante, può manifestare reazioni allergiche che vanno dal semplice mal di stomaco al classico malore alla testa fino ad attacchi allergici più preoccupanti come uno shock anafilattico, problemi respiratori e in casi rari ma possibili, la morte. Il secondo motivo del divieto nasce dalla difficoltà a garantire la salubrità e la sicurezza di quegli alimenti che vengono realizzati in ambienti casalinghi e senza il controllo di autorità sanitarie. Ci riferiamo alle torte da compleanno homemade, alle pizzette e ai rustici che una volta la mamma introduceva nella classe per festeggiare importanti ricorrenze dei propri figli. Molti tra voi insegnanti e lettori interessati all’argomento ricorderanno i giorni di festa in cui le mamme si dividevano le leccornie da preparare e portare a scuola, torte meravigliosamente decorate che venivano consumate tra le quattro mura della classe e poi offerte al personale della scuola e alle altre insegnanti.
Dall’introduzione della Direttiva UE del 2004 questa abitudine, amata da alunni e docenti, è venuta meno con restrizioni ancora più pressanti dopo l’avvento del Covid-19. Ricordiamo che tra le cause di contagio del Coronavirus si annovera anche il contatto diretto con oggetti contagiati, proprio come succederebbe per la condivisione di un dessert. Un’ultima ragione al divieto di introdurre e consumare alimenti a uso collettivo nella scuola è l’impossibilità di diversificare la distribuzione di cibo in relazione alle intolleranze e alle allergie all’interno della stessa classe. Questo significa che quando il cibo entra nelle aule, è uguale per tutti gli alunni e non è ammessa la distribuzione di alimenti differenziati in base agli ingredienti. Nonostante la provenienza certa, dal momento che vengono preparati da società dotate di tutte le autorizzazioni previste dalla legge, le portate sono tutte uguali e dunque potenzialmente pericolose.
Impedire il verificarsi di reazioni allergiche attraverso il divieto
In un contesto simile, la scuola non può rischiare di assumersi responsabilità che riguardano la salute degli studenti e ha dovuto scegliere di introdurre alcune importanti restrizioni. Non si tratta di eliminare i momenti di festa e condivisione, che sono importanti anche dal punto didattico e svolgono un ruolo rilevante per cementare i rapporti tra i compagni, abbattendo i muri tra studenti e docenti, ma piuttosto di tutelare la salute di bambini e ragazzi, inserendo il divieto di introdurre, distribuire e consumare alimenti di cui è incerta la provenienza.
Cosa significa in termini pratici? Non è più possibile consumare cibo a scuola? Come vengono sanzionati i docenti e il personale?
Dalle considerazioni fatte sin qui, emerge la pericolosità degli alimenti introdotti a scuola di cui non è possibile conoscere gli ingredienti in modo certo. Questo significa che gli alunni possono sempre consumare le merende assegnate dai genitori, che siano artigianali o in monoporzione e possono anche festeggiare ricorrenze e compleanni, purché gli alimenti siano confezionati e chiusi in modo ermetico. Viene specificato che è fatto divieto di consumare anche quelle pietanze preparate in laboratori artigianali di proprietà dei genitori dell’alunno. Parliamo di pasticcerie, pizzetterie o ristoranti che sono dotati di autorizzazioni sanitarie ma non hanno la produzione industriale, considerata più sicura. Via libera, dunque, alle piccole feste in classe così amate dagli alunni delle scuole dell’infanzia e delle elementari, che spesso non hanno i mezzi per organizzare un party pomeridiano e serale e si limitano all’apertura della torta con i compagni di scuola. In tali situazioni, però, è necessario un controllo rigoroso da parte dei docenti e del personale ATA che deve essere avvisato con congruo anticipo dai genitori. Di conseguenza, i docenti rendono edotti i genitori dei divieti imposti dalle normative in vigore chiedendo loro di introdurre solo alimenti imbustati e prodotti dai marchi più conosciuti, per garantire assenza di allergeni e di pericoli per chiunque ne consumerà. Noi di scuola.net riteniamo che sia un ottimo compromesso tra l’interesse degli alunni a condividere momenti di festa e la tutela della salute sia dei piccoli che di voi docenti.
La responsabilità dei docenti e le deroghe consentite
Quando un docente decide di accettare cibo e bevande introdotte dall’esterno per essere consumate in classe, si rende responsabile in modo automatico sia per la mancata vigilanza preventiva che per i danni causati. L’unica prova dell’assenza di responsabilità dei docenti è la confezione dei prodotti confezionati che deve essere dotata di un’etichetta a norma dove siano evidenziati gli ingredienti, la data di scadenza e ovviamente la responsabilità legale dell’azienda produttrice.
Vi sono, però, delle deroghe consentite dalla legge al divieto di introduzione e consumo di cibo e bevande nelle scuole e sono:
- le ricorrenze a cadenza annuale che prevedono momenti di convivialità legati solo all’organizzazione di feste scolastiche come Natale, Festa della primavera, Carnevale, Pasqua, festa dell’Accoglienza, Festa di Fine Anno e la Festa dell’Autunno. La deroga è concessa per la presenza delle famiglie degli studenti all’interno della scuola e sempre in presenza di una verifica di fattibilità della festa e della preventiva acquisizione delle autorizzazioni liberatorie sottoscritte da entrambi i genitori. Si tratta, infatti, di quelle feste che vengono generalmente celebrate dalla scuola dell’infanzia e dalla scuola elementare dove i genitori sono presenti e restano per tutta la durata della festa, riportando il minore a casa una volta terminato il momento di convivialità. Giornate in cui la didattica è sospesa e il controllo ricade sui genitori stessi, che possono monitorare il cibo e le bevande assunte dai propri figli vietandogli quelle che possono essere rischiose per loro;
- le ore nelle quali si svolgono attività di tipo laboratoriale o legate a programmazioni didattiche, quando sono ammesse dalle norme vigenti in materia di sicurezza alimentare.
Si tratta di deroghe ammesse dalla legge, ma sempre dopo l'acquisizione delle necessarie liberatorie da parte di entrambi i genitori di ciascun alunno partecipante e della verifica preventiva della fattibilità.
Misure preventive in caso di mense scolastiche
Per le scuole che prevedono la consumazione dei pasti a scuola attraverso il servizio di mensa, sono previste alcune misure preventive che limitano la responsabilità della scuola in caso di allergie e intolleranze. La prima regola da rispettare è quella di chiedere l’autorizzazione liberatoria alle famiglie, inoltrandola direttamente in segreteria. Ogni genitore dovrà segnalare allergie, intolleranze o diete particolari che verranno segnalate al servizio mensa che si è aggiudicato l’appalto in quell’istituto, il quale provvederà a seguire un percorso dietetico conforme allo stato di salute del minore. Ricordiamo che l’autorizzazione da far sottoscrivere alle famiglie non deve essere strutturata liberamente dalla scuola, dal momento che il Miur ha predisposto un modello ad hoc che deve essere adeguatamente compilato, sottoscritto e consegnato in segreteria. Solo in tal modo l'istituto viene esonerato da ogni responsabilità.
Riteniamo che queste misure elaborate dalla scuola e dalle autorità sanitarie nazionali siano estremamente garantiste del diritto di salute di ogni alunno, a patto che vengano rispettate in modo preciso. Il divieto di introdurre e consumare cibi e bevande poco sicure è diventato ancora più pressante in seguito al verificarsi della pandemia da Covid-19, che ha reso docenti e genitori molto attenti e timorosi di contrarre il virus in seguito al contatto con oggetti non sanificati o con bassi livelli di sicurezza.