Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA): dai Bliss ai Widgit, i simboli grafici più utilizzati
La Comunicazione Aumentativa e Alternativa ha rappresentato una vera e propria svolta per il mondo della scuola e dell’educazione. Definita anche CAA, questa metodologia può essere definita come il complesso di tecniche, conoscenze e strategie che semplificano e incrementano la comunicazione di soggetti con problemi di comunicazione, con specifico riguardo alla scrittura e al linguaggio orale. Si parla di Comunicazione Aumentativa perché tale tecnica non sostituisce semplicemente le classiche modalità comunicative, ma propone specifici modelli solo dopo aver analizzato le competenze dell’individuo, per questo suggerisce tecniche differenti rispetto al linguaggio parlato. L’obiettivo, infatti, non è solo quello di creare una relazione tra docente e discente ma di incrementare alcune capacità, come il linguaggio verbale preesistente, le vocalizzazioni, i segni e i gesti.
Le collezioni di simboli più utilizzate in Italia e all’estero
Nel mondo della Comunicazione Alternativa Aumentativa ci sono una moltitudine di strumenti che possono essere applicati, proprio perché ogni individuo è diverso dall’altro e necessita di modalità di apprendimento ed espressione individuali e di un linguaggio squisitamente simbolico. Tali simboli vengono raggruppati in raccolte caratterizzate da disegni, colori e simbologie grafiche differenti, tra le più utilizzate ci sono:
Core Pycture Vocabolary
Si tratta di una collezione di disegni realistici che rappresentano scene di vita quotidiana. Il Core è costituito da tanti tasselli non autoadesivi che l’inegnante può fotocopiare in dimensioni differenti in base alle specifiche esigenze dello studente. Si tratta di un metodo classico per questo tipo di insegnamento che offre buoni spunti di crescita e miglioramento.
PIC: Pictogram Ideogram Communication
I Pic sono una tecnica di CAA specifica per giovani ipovedenti, per questo vengono realizzati su uno sfondo nero con disegni marcatamente bianchi, consentono un approccio graduale per creare una comunicazione semplificata e molto individualizzata.
ARASAAC: Centro Aragonese di Comunicazione Aumentativa e Alternativa
Questo innovativo sistema è stato elaborato da un istituto spagnolo ed è specifico per chi soffre di particolari patologie come paralisi celebrali, disturbi dello spettro autistico, disabilità cognitive, sclerosi multipla e altre forme di pluridisabilità. L’ARASAAC contiene una serie di simboli, sia gestuali che grafici come gesti, mimiche e segni manuali; ma anche immagini, pittogrammi, disegni, lettere e parole che si adattano alle più disparate competenze linguistiche, motorie e cognitive dell’alunno, tenuto conto anche delle diverse fasce di età. L’obiettivo è sempre quello di facilitare la comunicazione, sviluppare competenze nuove e favorire l’emancipazione del giovane.
PCS: Picture Communication Symbols
Con circa 4000 simboli disponibili, PCS è uno dei set più utilizzati perché è pieno di contenuti di semplice apprendimento. Grande aiuto arriva dal doppio significato che hanno alcuni simboli, perché sono riprodotti sia da sagome stilizzate che da disegni minuziosi; mentre quando occorre rappresentare delle azioni che richiedono simboli grafici astratti, si utilizzano disegni con attività pratiche e concrete. Le schede di PCS sono state messe in commercio dagli Stati Uniti d’America negli anni ’90 per finalità comunicative ad ampio raggio e non solo per persone con problemi di disabilità e nel tempo hanno trovato un impiego sempre più vasto: la consistenza trasparente e la rapida individuazione, li ha resi adatti anche a tale utilizzo. Inoltre, le schede PCS vengono impiegate anche per raccontare brevi storielle dal momento che non hanno verbi, generi, articoli o numeri dei sostantivi.
WLS: Widgit Literacy Symbols
Conosciuti in passato come "Rebus", i Widgit Literacy Symbols sono una collezione progettata in Gran Bretagna per elaborare testi di diverse dimensioni. Non presentano la stessa trasparenza dei PCS ma garantiscono abbondanza di rappresentazioni grazie alla presenza di preposizioni, articoli, verbi, numero e genere dei sostantivi. Per avere un’idea della grande diffusione che hanno avuto negli ultimi anni, basti pensare che sono stati tradotti in 17 lingue e utilizzati da discenti con livelli di alfabetizzazione molto diversi ed età differenti: la raccolta di simboli, infatti, può essere utilizzata in forma semplificata inizialmente, per poi introdurre elementi morfosintattici successivamente. Il motivo per il quale tale sistema di simboli grafici ottiene così tanti consensi risiede nella possibilità, per gli utenti, di sviluppare una vera e propria indipendenza nella scrittura e nella lettura. Grazie al set di simboli che viene strutturato in modo schematico e alle regole di project che segue, infatti, l’utente è in grado di costruirsi un vocabolario indipendente. Ogni simbolo può essere decodificato in modo personale, per evitare che chi lo utilizza debba imparare ogni disegno presente, dovendosi sforzare di memorizzare esclusivamente le regole utilizzate per crearlo. Facciamo qualche esempio: nei simboli grafici Widgit l’uso dei colori è regolato con grande attenzione per migliorare la presentazione della nozione senza sommare dati inutili, includendo anche simboli in bianco e nero. Gli edifici, i negozi e le stanze hanno una struttura compositiva semplificata, come nel caso dei fabbricati, nei quali all’interno è situato un simbolo ulteriore che ne raffigura la funzione o la tipologia. Le dimensioni, invece, vengono indicate dalla conformazione del tetto che ne indica la funzione: le abitazioni, ad esempio, hanno tetti a punta e le fabbriche e gli ospedali, invece, sono dotate di tetti molto grandi. La presenza delle parentesi, invece, semplifica la comprensione perché definisce un argomento specifico all’interno di un tema generale più ampio. E così accade anche per la rappresentazione della figura umana, di gruppi familiari e di professioni, la cui individuazione consente di implementare le competenze dell’alunno, migliorando la comunicazione. Le persone, infatti, vengono ritratte con un disegno stilizzato ma prive di attributi, con la sola aggiunta di elementi che ne identificano la professione. Per indicare un nucleo familiare, ad esempio, il gruppo di persone viene inserito in un cerchio blu: in questo modo le figure più piccole che si trovano nel cerchio diventano i figli e la donna, invece, rappresenta la mamma. Mentre chi si trova al di fuori del cerchio blu non appartiene alla famiglia, ma ha comunque una funzione specifica grazie alla presenza degli elementi identificativi di cui è dotato.
Il metodo BLISS
Molto conosciuto e utilizzato nelle scuole, Bliss è una collezione di simboli grafici in cui solo una parte del segmento contiene il disegno stilizzato: un metodo amato dalle insegnanti perché consente di sovrapporre alla figura intera il singolo simbolo che facilita la comprensione della relazione. Ma andiamo nello specifico per capire meglio le origini di questa collezione e il motivo di tanto successo. Il linguaggio Bliss prende il nome dal suo ideatore, Charles K. Bliss, un ingegnere chimico ebreo-austriaco che nel 1941 giunse a Shangai come profugo scampato al campo di concentramento. Durante la sua permanenza in Cina, egli fu molto colpito dagli ideogrammi impiegati per la scrittura e dalle difficoltà di comunicazione che incontrò, tanto che decise di creare un sistema di simboli che, come la scrittura ideografica, fosse comprensibile a tutti, indipendentemente dai dialetti locali. I simboli Bliss, infatti, sono leggibili non per la fonetica ma per il loro significato insito. Essi sono contenuti in un vocabolario contenente 2000 simboli circa e disponibili sotto forma di francobolli adesivi (stamps) per poter essere incollati su tabelle di comunicazione cartacee o in formato digitale. Con questo metodo, lo studente con disabilità è in grado di comunicare sia selezionando i simboli sul pc che sulla cartella. Certo, il supporto cartaceo è più semplice, facilita la comunicazione e l’interazione ma l’utilizzo del computer implementa altre competenze. Utilizzando tale metodo, l’utente compone veri e propri messaggi mettendo insieme frasi più o meno complesse, pensieri e idee che gli permettono di relazionarsi al docente prima e poi agli altri, creando finalmente relazioni. Il sistema Bliss ha visto un’enorme diffusione negli anni ’70, quando un’équipe canadese del Crippled Center’s operante a Toronto decise di utilizzarla con un gruppo di bambini con problemi comunicativi, ottenendo importanti risultati sia in termini di comunicazione che diimplementazione delle competenze.