Il fenomeno dei NEET

11 ottobre 2022 5 minuti
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI

​​NEET, Not in Education, Employment or Training. E' l'acronimo che spopola tra i ragazzi del terzo millennio e all'interno della sua cerchia ingloba tutti quei giovani che non studiano, non lavorano e non sono nemmeno coinvolti in un processo di formazione.

La definizione nasce nel 1999 in Inghilterra, ma il percorso, sempre più dilatato, che guida verso l'ingresso nell'età adulta è figlio del periodo tra gli anni '70 e gli anni '80

 

Chi sono i NEET?

Il fenomeno dei NEET comincia a farsi strada in uno studio eseguito da un dipartimento del governo inglese verso la fine del 1900. Gli spensierati giovani di allora non potevano certo immaginare che la loro lenta transizione nell'età adulta avrebbe dato vita a preoccupazioni e li avrebbe bollati come problema sociale, come individui che più facilmente di altri avrebbero potuto intraprendere delle carriere criminali. Se in passato l'uscita dalla casa dei genitori, l'ingresso nel mondo del lavoro e la creazione di una famiglia con tutte le relative responsabilità nei confronti dei propri figli avveniva più o meno per tutti alla stessa età, a partire dagli anni '70 questo cammino ha tempi e modalità del tutto incalcolabili e imprevedibili.

A indirizzare la propria attenzione verso i NEET è stata anche la Comunità Europea che in un rapporto ad essi dedicato ha individuato cinque categorie di persone che rientrano in tale definizione. I NEET sono:

  • semplici disoccupati
  • individui che, per motivi di salute o per esigenze familiari, sono impossibilitati a svolgere un lavoro
  • persone passive, non interessate alla ricerca di un impiego né a intraprendere un percorso formativo che li introduca nel mondo del lavoro
  • giovani alla ricerca dell'opportunità giusta, quella che magari risponde al loro percorso di studi
  • coloro che per scelta hanno deciso di prendersi una pausa per intraprendere un viaggio o fare esperienza in giro per il mondo

Come si può vedere all'interno della definizione rientrano gruppi di persone molto diversi tra loro, da coloro che hanno smesso di studiare e al tempo stesso non sono attivi nella ricerca di un impiego al neo-laureato che prima di tuffarsi nel mondo del lavoro vuole prima concedersi qualche piacevole avventura.

 

 

Come si diventa NEET

Il percorso che porta dritti verso la definizione di NEET passa sicuramente attraverso la difficoltà a trovare un impiego, ma di questa stessa situazione è anche complice la minore responsabilità che i giovani sentono di avere sulle spalle. Nel passato si studiava di meno e si entrava da giovani nel mondo del lavoro, oggi i ragazzi non solo compiono un percorso scolastico più lungo, ma amano divertirsi e viaggiare di più. Non soltanto perciò delle difficoltà oggettive, ma anche delle scelte di piacere. In ogni caso, tralasciando quest'ultimo aspetto, i fattori che maggiormente provocano questa situazione di disagio, secondo lo stesso rapporto che ne ha determinato le cinque categorie, sono un basso livello di istruzione, vivere in zone rurali e possedere delle disabilità. Anche la famiglia naturalmente esercita il suo rilevante peso, avere dei genitori divorziati, disoccupati o, a loro volta, con un basso livello di istruzione amplifica il rischio di divenire NEET. L'ultimo elemento è legato al genere, le donne hanno addirittura il 60% di probabilità in più di diventare NEET rispetto agli uomini.

 

 

I numeri in Europa e in Italia

La media europea di NEET in età compresa tra i 15 e i 29 anni, una fascia che dovrebbe abbracciare ragazzi sia in età scolare che in quella lavorativa, si attesta al 13,1%. Naturalmente i numeri non raccontano la reale condizione di questi ragazzi ma ci consegnano un quadro italiano allarmante. I NEET nella penisola rappresentano il 23,1%, il paese europeo con la più alta percentuale, molto peggio anche degli altri paesi mediterranei come Portogallo, Spagna o Grecia, che solitamente vivono situazioni molto simili a quella italiana. In Europa quindi il fenomeno dei NEET è molto più contenuto, con gli stati più a nord che hanno percentuali al di sotto del 10%. Ma soprattutto la tendenza è in calo rispetto a 10 anni fa, alcuni paesi hanno visto la percentuale scendere in modo importante, altri a velocità più ridotta e solo per Austria e Romania il fenomeno è lievemente aumentato. Se si allarga la forbice al 2002, tutta Europa ha visto migliorare le proprie stime, ad eccezione di Italia, Cipro, Austria e Danimarca. In Italia i NEET sono oggi due milioni, con una leggera predominanza delle donne che però sono in calo di ben 200.000 unità rispetto a 10 anni fa, mentre gli uomini sono scesi solo di 40.000, riequilibrando il rapporto di genere. E' soprattutto al Sud che si registrano le percentuali più alte, così come evidenzia il rapporto di Save the Children Alla ricerca del tempo perduto. Qui le percentuali di NEET superano abbondantemente il 30% e come confermato dai precedenti studi sono moltissimi i ragazzi che non ottengono livelli di apprendimento soddisfacenti sia nelle scuole secondarie di primo grado che, ancor più, in quelle secondarie superiori, nelle quali il divario tra nord e sud segna 15 punti di differenza. I dati non fanno che confermare le precedenti affermazioni. Gli studenti che incontrano più difficoltà o che abbandonano il percorso di studi provengono da famiglie con difficoltà economiche.

 

 

Spazi educativi e servizi destinati allo studente

Una possibile soluzione può essere fornita dalla scuola stessa con la creazione di spazi educativi, la presenza della mensa, l'adeguatezza delle infrastrutture, come una palestra o un'aula informatica. Si è infatti notato che esiste una relazione positiva tra l'apprendimento degli studenti e un'offerta adeguata fornita dalla scuola in termini di spazi e servizi. La mensa, ad esempio, non solo garantisce lo sviluppo fisico dei ragazzi, ma rappresenta un momento importante dal punto di vista relazionale e si traduce anche in uno tempo maggiore che si trascorre a scuola, in un ambiente positivo e di più facile apprendimento. Eppure la maggior parte delle strutture che offrono tale servizio si trovano in zone del centro-nord, andando ancor più a sottolineare le differenze già profondamente esistenti tra nord e sud.

 

 

Dalla scuola al mondo del lavoro

In questo campo sono fondamentali le politiche attive che incoraggino alla formazione e all'orientamento attraverso apprendistati e tirocini come prime forme di lavoro. In particolare l'apprendistato è considerato una misura molto efficace in quanto è rivolto e può essere svolto con successo anche da coloro che non posseggono un grado di istruzione elevato. Anche lo stato deve fare la sua parte, soprattutto nei confronti di chi non possiede una solida famiglia alle spalle, cercando di incentivare l'emancipazione dei giovani, aiutandoli a uscire dalla casa dei genitori con supporti che consentano loro di vivere da soli, formarsi e trovare un lavoro. Ma quando i dati sono così importanti, quando le percentuali raggiungono livelli che non hanno eguali negli altri paesi significa che i fattori scatenanti risiedono a livello strutturale, nel modo cioè in cui è organizzata l'economia e la società. In un simile contesto è ancora più difficile e il processo richiede tempi più lunghi attuare dei cambiamenti. Prima ancora di pensare agli interventi diretti sui giovani, occorre creare un ambiente all'interno del quale gli individui abbiano voglia di studiare, di fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro e di vivere appieno la propria esistenza, perché la permanenza in questa condizione per periodi troppo lunghi non fa che generare svantaggi. Non riuscire a lavorare, non percepire un adeguato reddito non fa che impoverire le relazioni sociali, tende a far sviluppare comportamenti sbagliati e devianti e non è raro che insorgano problemi di salute mentale e fisica. I NEET partecipano meno attivamente alla vita politica, culturale e sociale ed è quindi arrivato il momento di invertire la rotta, rilanciando la scuola pubblica e investendo di più e meglio su di essa.