Come promuovere la partecipazione degli studenti in classe.
Il senso di democraticità che respiriamo sin da piccoli ci impone di realizzare questo modello in ogni ambito civile e sociale, e dunque anche nella scuola. Basti considerare che ogni anno il Governo ci stimola a partecipare alle decisioni che riguardano i temi più disparati, anche di grande rilevanza. Parliamo di decisioni politiche, culturali e sportive fino alle attività di tipo promozionale che consentono alle persone di sentirsi parte di un gruppo con le medesime finalità. Sviluppare la capacità di prendere decisioni insieme agli altri e di partecipare attivamente alla vita sociale assume un ruolo pedagogico che abitua a forme di democrazia dove al centro c’è il gruppo con le sue esigenze, e non solo il leader. Educare alla partecipazione significa educare alla democrazia e questo obiettivo implica un’analisi delle questioni in gioco, ma anche studio, applicazione, capacità di mettersi in discussione, riflessione e rispetto delle idee altrui. Un modello che deve essere insegnato già ai bambini nelle scuole primarie e che è stato riconosciuto della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia ratificata nel 1997 in Svizzera, che costituisce ancora oggi un caposaldo dell’educazione. Basti pensare che all’articolo 12 della sopracitata Convenzione viene sancito il diritto di esprimere la propria opinione in modo libero a ogni bambino, soprattutto sulle questioni che lo riguardano. È ovvio che il punto di vista di un minore deve essere considerato tenendo conto dell’età e del contesto storico e sociale in cui si trova. Un diritto a essere ascoltati e a prendere parte delle decisioni che parte dalla quotidianità scolastica e diventa negli anni un diritto-dovere a cui non sottrarsi mai.
La partecipazione degli studenti in classe: dove partire
Quando un bambino viene coinvolto nelle decisioni che lo riguardano, egli sente di non essere un numero ma una persona pensante che con le sue capacità e il suo pensiero può dare un valido contributo al mondo che lo circonda. Per questo gli insegnanti devono promuovere la partecipazione degli alunni a tutte le attività scolastiche: dai consigli di istituto a quelli di classe, ai progetti organizzati dalla scuola agli eventi speciali, coinvolgendoli non solo come spettatori ma piuttosto come promotori di idee e attività. Se gli alunni sentono che il loro contributo è in grado di dare un apporto positivo nell’ambito scolastico, potranno attivarsi con fiducia alla promozione di attività di utilità sociale anche all’esterno. Dove deve partire, dunque, il docente per favorire la partecipazione degli studenti in classe? Renderlo parte attiva di ogni lezione, coinvolgendolo nelle spiegazioni che si tengono in classe, invitandolo a dare il proprio parere e a esprimere il proprio punto di vista con semplicità ma in modo attinente. Voi docenti potete stravolgere l’ordine delle cose partendo dalla fiducia che riponete nell’alunno e nelle sue capacità critiche. Vi sono materie che facilitano la partecipazione come la storia, perché consente paragoni opportuni con il presente, scienze, che ha risvolti pratici nella quotidianità ma anche altre discipline, quando vengono poste in modo non esclusivamente teorico ma con risvolti nella vita quotidiana.
Partire dalla realtà per una didattica di tipo pragmatico
Il giovane, infatti, ha bisogno di riportare alla realtà qualsiasi argomento, trovare punti di appoggio con l’immanente. Per questo l’insegnante deve utilizzare un metodo pragmatico che permetta loro di vedere l’utilità di ciò che stanno imparando, diventando padroni di quell’argomento. Uno dei problemi più comuni che le scuole vivono oggi è la mancanza di interesse dello studente, che vede il suo sforzo didattico come privo di utilità, un tunnel faticoso e pesante che non porta alla luce perché privo di sbocchi per il futuro. Si tratta di una questione molto sentita dai docenti che è stata portata alla ribalta anche da diversi psicoterapeutici dell’età evolutiva, i quali sostengono che il problema dei giovani con la scuola nasce dal fatto che la cultura appare loro come vuota di senso, fine a se stessa e senza opportunità concrete nella vita lavorativa. Il punto nodale, dunque, è proprio quello di cambiare rotta partendo da lezioni partecipative nelle quali lo studente non "prende" semplicemente, ma acquisisce nozioni per poter esprimere idee e pareri sentendosi pienamente coinvolto nelle attività svolte.
Promuovere la partecipazione attraverso il coinvolgimento e la condivisione
Non bisogna dimenticare che la partecipazione nelle fasi di apprendimento serve a sottolineare il ruolo attivo dello studente in classe. Questo significa che ogni lezione deve contemplare il coinvolgimento nelle attività didattiche intese come organizzazione, condivisione degli aspetti organizzativi, educativi, ambientali e sociali; promozione di un clima scolastico sereno per consentire al bambino, poi adolescente, di porsi con il docente e con i compagni in modo sereno, propositivo, partecipativo e senza timori. Per questo è importante iniziare già dalla scuola dell’infanzia e continuare in modo naturale alla primaria di primo e secondo grado, costruendo un atteggiamento partecipativo e interessato in modo graduale ma sempre crescente. Ma per conseguire tale obiettivo, la partecipazione va costruita con tecniche precise, progettate dai docenti passo dopo passo e condivise con gli alunni, affinché la personalità del giovane venga plasmata gradualmente fino a trasformarlo in una mente pensante che non teme il confronto deciso ma sereno.
Tecniche per implementare la partecipazione in classe
Tra le strategie più importanti da adottare per favorire e implementare la partecipazione di ogni studente in classe vi è la rassicurazione fattiva agli allievi di potersi esprimere senza timori e in modo autentico, partendo dal dibattito in piccoli gruppi "alla pari". In questo contesto, il docente ha potere di intervento ma in modo discreto per sostenere gli alunni nel compito di organizzare pensieri e idee da condividere. La condivisione sarà affidata a una persona chiamata presentatore che esporrà le idee del gruppo in fase plenaria e che vedrà il docente nel ruolo di mediatore che pungola i ragazzi con domande e spunti interessanti. Potremmo dire che il docente diventa un provocatore che accende gli animi per infuocare la discussione rendendola appassionante. Solo se egli sarà in grado di stuzzicare nel modo giusto potrà tirare fuori reazioni spontanee nei ragazzi, punti di vita genuini e autentici che rendono il dibattito vero e originale. Un’altra tecnica molto efficace è quella di creare un gioco di ruoli in cui ai gruppi vengono assegnate posizioni diverse e contrastanti, che essi devono sostenere con tesi concrete, accendendo la discussione in modo costruttivo. I temi? Dalla questione ambientale che i giovani sentono molto vicina ai temi della scuola e del lavoro, dal ruolo genitoriale all’immigrazione, favorendo un confronto con periodi storici pregressi e con situazioni geograficamente più martoriate. Per la scuola di primo grado, con riferimento specifico ai bambini di quarta e quinta elementare e ai ragazzi della scuola media, sarebbe interessante trattare il tema della tutela dei beni artistici, oggi presi di mira dagli attivisti ambientali, introducendo tematiche rilevanti sia dal punto di vista sociale che culturale.
Partecipazione in classe: perché?
Implementare la partecipazione in classe degli studenti porta benefici sotto diversi punti di vista e in questa prospettiva il docente ha un ruolo importante. Dopo il dibattito, infatti, questi può valorizzare il lavoro eseguito mettendo l’accento sugli aspetti positivi primo tra tutti l’impegno profuso nell’attività. Si tratta di un momento centrale per il docente che dovrà mettere in luce il ruolo salvifico della conoscenza come linfa vitale che nutre le coscienze e permette di essere pronti alla discussione. Partecipando in modo attivo, il giovane comprende che la scuola non è fine a se stessa ma che partendo dalla partecipazione in classe ciascuno può diventare parte attiva della società, qualsiasi sia la strada che intende intraprendere. Partecipazione significa vita sociale, politica e lavorativa produttiva e fruttuosa, contro la sterilità culturale che dilaga e che pretende proseliti. Su questa strada, il docente deve far capire all’alunno che solo se si conoscono le tematiche di cui si parla è possibile prendere parte alla discussione e quindi alle decisioni, nella consapevolezza che le decisioni ricadranno su tutti. Pertanto, le conoscenze sono indispensabili per prendere decisioni ed effettuare scelte consapevoli e a vantaggio di gruppi piccoli o grandi.