Nativi digitali e social media
Usano pc, social media e web con una disarmante naturalezza e considerano la tecnologia come parte integrante e necessaria della loro vita sociale, educativa e professionale. Stiamo parlando dei nativi digitali ovvero l’esercito di bambini e adolescenti abituati a comunicare e ad apprendere con strumenti e dispositivi hi-tech. Il mondo virtuale e il web per queste generazioni sono diventati strumenti fondamentali per lo sviluppo delle abilità di ricerca, per la possibilità di migliorare e aumentare le abilità socio- relazionali e per ampliare il senso individuale di competenza. Il problema nasce nel momento in cui i nativi digitali si trovano a usare in maniera indiscriminata e spesso non controllata i social. Le diverse realtà con cui vengono a contatto possono influire negativamente sulle fragilità tipiche di un’età in cui avviene la costruzione della propria identità. Da strumenti ideali per la ricerca di informazioni e per lo svago, i social network si trasformano in veri e propri rifugi mentali, capaci di polarizzare tempo, energie e risorse. Il risultato, come vedremo, è allarmante. Secondo una recente ricerca effettuata dal Pew Research Center, il 45% degli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni è costantemente online mentre il 97% usa abitualmente piattaforme come Facebook, Instagram, Youtube e TikTok.
Il caso Facebook
Facebook è considerato unanimemente il capostipite di tutti i social. Questa piattaforma è stata lanciata nel febbraio 2004 da Mark Zuckerberg all’interno dell’Università di Harvard. Dopo qualche giorno contava già 650 account, oggi sono all’incirca due miliardi gli utenti attivi quotidianamente: un vero e proprio successo ma qual è stato il rovescio della medaglia? A rispondere alla domanda ci ha pensato il Center for Disease Control, il celebre organo di controllo della salute pubblica degli Stati Uniti d’America. I dati raccolti parlano chiaro: il tasso di suicidi tra i giovani è rimasto stabile dal 2000 al 2007 salvo poi aumentare del 57% tra il 2007 e il 2017. Cos’è successo? La risposta arriva ancora una volta dai dati e, nello specifico, da un paper scritto da Luca Braghieri, ricercatore della Bocconi, insieme ai docenti Makarin e Levy. Nel documento, redatto dopo un’indagine semestrale sulla salute mentale e sul benessere nei college statunitensi, si evince un dato molto importante: esiste un legame significativo tra l’utilizzo di Facebook e un deterioramento della salute mentale degli studenti. I social media quindi sono davvero dannosi? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
I vantaggi dei social media
L’interazione virtuale non ha gli stessi effetti benefici del contatto reale e del confronto faccia faccia ma i social media possono "regalare" numerosi vantaggi agli utenti. Questa piattaforme permettono di comunicare, di trovare nuovi amici, di far parte di community composte da individui che hanno gli stessi interessi o i medesimi obiettivi. Possono contribuire alla sensibilizzazione su tematiche molto importanti, regalare supporto emotivo nei momenti difficili, fornire informazioni preziose relative al proprio percorso di studi ed esaltare la creatività individuale. Non trascuriamo un altro beneficio molto importante: Facebook & co. spesso aiutano i ragazzi che soffrono di ansia sociale o si sentono emarginati a uscire dal proprio guscio e a trovare un proprio posto nel mondo… virtuale. Il social network quindi nasce con le migliori intenzioni: quand’è che si trasforma in un possibile pericolo per la salute mentale di un ragazzo?
I pericoli visibili e invisibili dei social network
Il sondaggio condotto dal Center for Disease Control ha evidenziato dei dati che possiamo definire allarmanti. Un adolescente su sei ha sperimentato almeno una volta un comportamento violento online ovvero è stato insultato, ha ricevuto immagini esplicite non richieste, ha subito minacce fisiche o è stato vittima di sexting o di diffamazione. Questa è la punta dell’iceberg, quella immediatamente riconoscibile e che fa scattare il campanello d’allarme in genitori ed educatori. L’impatto dei social però è spesso subdolo perché nascosto da comportamenti che alcune volte non vengono interpretati come segnali d’allarme.
Come i social media influenzano la salute mentale dei ragazzi
Si chiama Fear of Missing Out (FOMO) e consiste nella paura di perdere qualcosa o di essere esclusi da un'esperienza gratificante che coinvolge amici, familiari, conoscenti. L'adolescente prova un’angoscia sottile che lo fa sentire solo e isolato. La FOMO, un vero e proprio disturbo d’ansia sociale, non nasce con i social ma sicuramente queste piattaforme ne hanno amplificato i confini. Il ragazzo che ne soffre trascorre più di sei ore al giorno su questi network e, nel bel mezzo di una conversazione, si ferma per controllare status e notifiche: se non ci riesce diventa nervoso, ansioso a volte aggressivo. Mente alla propria famiglia sul tempo trascorso sul social, si isola progressivamente dai coetanei, perde interesse per la scuola e per le sue attività preferite e non solo. L’abuso dei social ha effetti sul sonno: un ragazzo su cinque afferma di svegliarsi all'alba per controllare i propri messaggi. La privazione del sonno può causare voti bassi, malumore, disordini alimentari ed esacerbare problemi esistenti come ansia, depressione e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADD). I ricercatori hanno da poco stabilito un legame tra depressione e social media.Nonostante non sia ancora chiara la relazione tra causa ed effetto, gli studiosi hanno scoperto che l'uso dei social media può essere associato a un'intensificazione dei sintomi della depressione, inclusa una diminuzione dell'attività sociale e un aumento della solitudine.
Come promuovere un uso sano e proficuo del social media
L’abuso o l’utilizzo non controllato dei social media può provocare, come abbiamo visto, effetti totalmente negativi sulla salute mentale degli studenti. Il problema è che questi strumenti non sono destinati a scomparire e che i ragazzi, piaccia o meno agli adulti, continueranno a utilizzarli. La scuola e la famiglia sono chiamate quindi verso un obiettivo comune che mira non tanto a tenere lontani i ragazzi dai social quanto a sviluppare e a promuovere un comportamento sano e un utilizzo intelligente di questi mezzi di comunicazione. In particolare, la scuola può: • Sviluppare una cultura di consapevolezza e sostegno: è fondamentale che le scuole discutano apertamente dei pericoli nascosti nella rete. Confrontarsi sull'uso corretto dei social e parlare di fenomeni come, ad esempio, il cyberbullismo o il sexting, è fondamentale per incoraggiare gli studenti al dialogo. • Educare i genitori: aiutare gli adolescenti a difendersi dai possibili pericoli dei social richiede uno sforzo proattivo e congiunto tra scuola e famiglia. Sensibilizzare i genitori con delicatezza o richiedere un confronto nel caso di difficoltà è un aiuto fondamentale per un adolescente in difficoltà. • Fornire agli studenti un mezzo o un luogo per segnalare eventuali problemi: gli studenti devono sapere a chi possono rivolgersi se sono vittime di un problema online o se sono a conoscenza di un coetaneo in difficoltà. Gli strumenti per aiutare i ragazzi non finiscono qui. In alcuni casi è necessario agire d’astuzia. La ratio di questo consiglio è evidente: un adolescente, quando si sente incompreso o giudicato, tende a chiudersi e a mettersi sulla difensiva. L’educatore e o il genitore possono sottolineare, ad esempio, la valenza positiva dei social media nella comunicazione: basta un semplice click per comunicare con i propri coetanei o per parlare magari con un parente lontano. Fare domande, interessarsi sulle loro attività online può creare un canale di comunicazione che può rivelarsi fondamentale in caso di improvvisi dubbi o problemi. Il docente può incoraggiare i ragazzi a trascorrere del tempo offline promuovendo lavori di gruppo nell’ottica dell’apprendimento cooperativo o incoraggiandoli a sperimentare interazioni reali al posto di quelle virtuali. In conclusione, dialogo, comunicazione efficiente e interazione possono aiutare docenti e famiglie a prevenire gli effetti negativi dei social media sulla salute dei ragazzi.