Rapporto AlmaLaurea 2023: il profilo e la condizione occupazionale dei laureati
Degli oltre 281.000 intervistati in 77 atenei italiani, il 4,3% ha cittadinanza estera, mentre il 74,6% ha un diploma liceale. L'età media dei laureati è di 25,6 anni: 24,4 per i laureati di primo livello e 27 per i magistrali. Questo dato è lievemente falsato dall'età in cui ci si iscrive all'Università, che spesso non coincide con i canonici 19 anni per i corsi di laurea triennale e 22 anni per quelli di secondo livello. Un altro valore molto interessante, in aumento rispetto al recente passato, è quello relativo a coloro che hanno portato a termine il proprio ciclo di studi senza nessun anno fuori corso, che nel 2023 raggiunge il 62,5% del totale. Nel 2012, coloro che portavano a termine gli studi in corso erano soltanto il 40,7% degli iscritti. Infine, il voto medio di laurea è 104, mentre nel 2012 era 102,7. Nonostante i buoni risultati ottenuti, soltanto il 67,2% di chi ha una laurea triennale decide di continuare gli studi iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale. Se i dati dei laureati sono migliorati rispetto agli anni precedenti, qual è il profilo occupazionale degli stessi una volta terminato il proprio corso di studi?
Quanto sono soddisfatti i laureati della propria esperienza universitaria?
Sebbene la percentuale degli studenti che fruisce delle strutture e dei servizi messi a disposizione dalle Università italiane sia calata rispetto al passato (anche per colpa della recente pandemia), buona parte degli iscritti si dichiara soddisfatta della propria esperienza. Tra i laureati, la percentuale di coloro che si dicono entusiasti raggiunge il 90,5% del totale, migliorando l'86,7% del 2012. Inoltre, l'88,8% è soddisfatto del proprio rapporto con il corpo docenti, mentre l'83,9% apprezza la qualità delle strutture, delle aule e dei laboratori. Infine, il 72,6% afferma che rifarebbe lo stesso percorso scegliendo il medesimo ateneo. I dati confermano la crescita delle Università italiane in termini di accoglienza e servizi dedicati agli studenti. Bene anche il rapporto docenti-studenti, fondamentale per la maggior parte degli iscritti, con particolare riferimento a coloro che frequentano i primi anni.
Le esperienze di lavoro all'estero aumentano le chances di trovare un impiego
Secondo i dati riportati da Alma Laurea, coloro che hanno seguito stage o tirocini all'estero riconosciuti dal proprio corso di studi hanno più possibilità di entrare nel mondo del lavoro appena terminati gli studi. A parità di voto ed età, infatti, coloro che hanno svolto un anno di studio all'estero hanno il 12,7% di possibilità in più di trovare un'occupazione, mentre chi ha svolto un tirocinio curriculare fuori dall'Italia ha il 4,3% di possibilità in più di convincere le grandi aziende ad assumerlo entro un anno dal conseguimento del titolo universitario. Ciò a conferma di quanto sia importante parlare una seconda lingua (con particolare riferimento all'inglese) e di quanto sia imprescindibile sapersi rapportare con persone ed esperienze diverse da quelle possibili all'interno della propria zona di comfort.
Il tasso di occupazione tra i laureati dopo un anno dalla laurea
A un anno dal conseguimento del titolo universitario, i livelli di occupazione raggiungono il 75% tra coloro che hanno una laurea triennale e il 77% tra chi ha conseguito una laurea magistrale. L'aumento rispetto al 2021 è rispettivamente di 1 e 2,5 punti percentuali, confermando il miglioramento delle capacità di assorbimento dell'attuale mercato del lavoro italiano. Non si ferma, quindi, il trend positivo inaugurato nel 2014 e arrestatosi bruscamente soltanto tra il 2019 e il 2020, anni falcidiati dalla pandemia di Covid-19. Aumentano, anche se di poco, i contratti a tempo indeterminato nei settori che richiedono i maggiori livelli di specializzazione, a conferma di quanto le aziende abbiano bisogno di figure specifiche, da assegnare ai vari ambiti di lavoro. Un altro argomento di grande interesse è quello relativo alla diffusione dello smart working. La pandemia ha indubbiamente facilitato la diffusione del lavoro a distanza, che coinvolge il 27,6% dei laureati magistrali e il 17% dei laureati di primo livello. Sebbene entrambe le quote siano in calo rispetto al 2021, la crescita appare comunque importante, soprattutto se confrontata con quanto avveniva prima della pandemia. La diffusione dello smart working conferma anche la crescita delle professioni intellettuali ad elevata specializzazione. Infine, è possibile affermare come ex studenti e studentesse trovino più frequentemente lavoro in ambito privato che pubblico e soprattutto in alcuni settori specifici, quali l'informatica, l'ingegneria, le assicurazioni e le consulenze.
Coerenza tra studi effettuati e lavoro
Quanti sono gli ex studenti e studentesse che hanno un impiego coerente con le materie studiate? In questo caso si parla di efficacia del titolo, ovvero della sua capacità di aprire il mondo del lavoro ai neo laureati. Gli ultimi dati rilevati da Alma Laurea rivelano come il titolo conseguito si sia rivelato efficace per il 68,7% dei laureati di secondo livello e per il 59,3% di quelli di primo livello. Rispetto all'anno precedente, entrambi i tassi di occupazione appaiono in leggero calo, con particolare riferimento agli occupati con laurea magistrale (-2,6 punti percentuali). Si conferma, quindi, l'interruzione del trend positivo iniziato nel periodo pre Covid-19. Ciò potrebbe voler dire che i corsi di laurea non ricalcano a dovere le trasformazioni del mercato del lavoro, che richiede costantemente personale specializzato. Inoltre, molti dei corsi di laurea gettonati in passato hanno visto ridursi la propria efficacia in termini di occupazione. Attualmente, esistono settori professionali quasi completamente saturi, mentre altri sono in rampa di lancio e in attesa di nuovo personale specializzato.
Le retribuzioni medie tra i neo laureati
Lo stipendio mensile medio di un laureato che trova lavoro in Italia entro un anno dal conseguimento della laurea è pari a 1366 euro per chi ha una laurea magistrale e a 1332 euro per chi ha una laurea triennale. Se l'aumento in termini nominali è evidente, il gap con i maggiori Paesi dell'Eurozona è ancora piuttosto elevato. Inoltre, l'aumento degli stipendi non corrisponde a un incremento del potere d'acquisto, che negli ultimi due anni si è contratto per colpa dell'inflazione galoppante. Anche chi fa un lavoro part time guadagna leggermente di più rispetto al recente passato: in questo caso, l'aumento della retribuzione media è stimato nell'ordine del 2,6%. Le statistiche dicono che sono soprattutto coloro che hanno una laurea triennale a trovare lavori part time entro un anno dal conseguimento del titolo. Chiaramente, il dato è viziato dal fatto che gli stessi non riescono ad entrare rapidamente nel mercato del lavoro come chi ha conseguito un titolo magistrale.
Livelli occupazionali a 5 anni dal termine degli studi
Gli ultimi dati di Alma Laurea restituiscono tassi di occupazione abbastanza soddisfacenti tra coloro che hanno una laurea da 5 anni: è occupato il 92% di chi ha conseguito una laurea triennale e l'88,7% di coloro che hanno conseguito una laurea magistrale. L'aumento su base annua è rispettivamente del 2,5% nel primo caso e dello 0,2% nel secondo. A 5 anni dal termine degli studi, i valori più elevati di efficacia sono quelli raggiunti dalle facoltà di farmacia, medicina, veterinaria, infermieristica, agraria e scienze motorie e sportive. In questi casi, l'efficacia del titolo supera abbondantemente l'80%. Più bassa, invece, è l'efficacia delle facoltà di arte, design, scienze politiche, scienze della comunicazione e sociologia, che soltanto in pochi casi supera la soglia del 50%. Se trovare un posto di lavoro a un anno dal termine degli studi può rivelarsi una sfida complicata, inserirsi nel mondo del lavoro entro i 5 anni dal termine degli studi appare sensibilmente più facile. Il dato complessivo riflette anche l'aumento dei contratti a progetto e degli stage aziendali, che in molti casi contribuisce ad allungare i tempi. Un altro dato interessante è quello relativo alla tipologia dei contratti di lavoro degli assunti. Oltre il 60% degli intervistati possiede un contratto a tempo indeterminato. Quelli a tempo determinato, invece, si assestano sul 15% del totale, mentre soltanto il 16,7% dei laureati di primo livello e il 7,9% dei laureati di secondo livello ha un'attività in proprio. L'imprenditoria invece appare in calo rispetto al passato.