Come influisce l'ambiente dell'aula sull'apprendimento?
Lo studio è una fetta importante della nostra vita perché ci consente di acquisire le competenze per affrontare una società in continua evoluzione. Per questo la scuola rappresenta un’esperienza totalizzante che forma, educa e completa quel background culturale posseduto da ciascun alunno. E se è vero che si può imparare ovunque, non possiamo negare che le aule scolastiche rappresentano il luogo principe dove giocare, lavorare singolarmente o in squadra, ascoltare e scrivere e infine, interagire con i propri coetanei. In quest’ottica, lo spazio legittimato al sapere deve possedere degli elementi fisico-spaziali specifici perché svolgono un ruolo importante nello sviluppo comportamentale e psicologico dei discenti e dei docenti. Parliamo della struttura architettonica dell’intero istituto e di ogni classe, l’illuminazione delle aree esterne e di quelle interne, l’organizzazione degli spazi e degli arredi, i colori e i materiali scelti e ovviamente, la disposizione degli alunni rispetto all’insegnante.
Non sono poche le ricerche pedagogiche e sociologiche che hanno confermato l’importanza dell’ambiente, attestando un’influenza sugli alunni dell’80% sia sulle motivazioni dei docenti che sul rendimento degli alunni. Un tema importante che spinge sempre più ricercatori a studiare il ruolo che ha l’ambiente scolastico sui giovani: basti pensare alla ricerca elaborata dal dottor Campagnoli che nel suo "L’architettura della scuola, un'idea per i luoghi della cultura e dell’apprendere" ha suggerito diversi spunti di riflessione, avvalorando la tesi della riorganizzazione spaziale delle classi rispetto a quella attuale. Interessante anche lo studio di R. Baldascino, secondo cui "Quello che si deve creare in aula è una ergonomicità ambientale-tecnologica, premessa e base per una ergonomicità comunicativa-cognitiva. Le nuove generazioni si aspettano tale apertura e dinamicità relazionale e comunicativa trasposta anche negli ambienti fisici in cui avvengono le azioni educative".
Ristrutturazione del setting scolastico e introduzione delle nuove tecnologie
Il legame tra gli spazi della scuola e il miglioramento delle prestazioni pedagogico-didattiche diventa molto stretto e richiede, nella maggior parte dei casi, una ridefinizione degli edifici in cui ciò che deve emergere è la flessibilità delle dimensioni delle classi, che devono essere in grado di accogliere anche gruppi ridotti di studenti oltre a quelli più numerosi, ma anche spazi per lo studio personale e la lettura, aree per il gioco ben attrezzate e con una buona esposizione solare e l’introduzione di classi dove svolgere ricerca con strumenti digitali.
Le ricerche più recenti hanno focalizzato l’attenzione su un setting d’aula indirizzato e finalizzato ai diversi tipi di attività didattiche da svolgere. Il modo in cui vengono disposti gli alunni, infatti, permette di acquisire molte informazioni sulle potenzialità comunicative tra gli studenti e tra alunni e docenti. Una ricerca elaborata dal Kurt Lewin, conosciuta come Teoria del Campo, mette in evidenza che il protagonista dell’apprendimento deve essere l’alunno e che l’intera struttura architettonica deve favorire le sue dinamiche comunicative, anche in funzione dell’introduzione di strumenti tecnologici per consentire l’acquisizione del sapere con la massima efficacia e il minimo stress. In quest’ottica, la disposizione dei banchi deve essere organizzata in modo da mettere gli alunni a proprio agio, occorre favorire l’accesso della luce naturale in tutti gli spazi, ridurre il brusio e insegnando a ciascun alunno la postura più corretta da tenere durante le lezioni.
Non bisogna trascurare, inoltre, la scelta degli arredi, che non devono essere eccessivamente rigidi come in passato, per superare l’idea di una didattica solo trasmissiva ma sostenendo il processo di apprendimento-insegnamento che si basa sulla teoria del "costruttivismo sociale". Secondo questo studio, infatti, la scuola deve partire dalla realizzazione di allestimenti modulari, colorati e polifunzionali e ciò è possibile solo se si hanno a disposizione spazi flessibili e ampi riconfigurabili in modo rapido, aree che facilitano la comunicazione e sono in grado di rispondere alle esigenze del momento. È necessario dunque superare l’impostazione didattica "frontale" che è quella più tradizionale, prospettando lezioni circolari o semicircolari anche privi di cattedra. Questo non significa abolire definitivamente la lezione frontale, ma alternarla con forme opzionali in cui il docente assume il ruolo di regista che lavora "dietro alle quinte" lasciando la scena agli studenti attraverso presentazioni di progetti, collaborazioni, ricerche, brainstorming e auto-formazione. In quest’ottica, la riformulazione degli spazi in classe diventa un incentivo per voi docenti e per gli stessi alunni a fare interventi didattici innovativi.
Le diverse soluzioni da adottare in classe: come posizionare i banchi
Oltre alla struttura architettonica e alla riorganizzazione degli spazi, un altro elemento fondamentale è quello della sistemazione dei banchi in modo da allestire un'aula più dinamica e adatta a favorire la costruzione di conoscenza, sapere e un interscambio tra alunni. Il posizionamento dei banchi può essere di diverso tipo:
1. A platea: si tratta della classica struttura in cui il docente si trova in posizione frontale rispetto agli alunni che non riescono a guardarsi in faccia. In questo modo i ragazzi che sono nelle prime file riescono a creare empatia con l’insegnante perché sono più vicini, mentre gli altri sono più distanti. È una buona soluzione quando si usa la LIM, quando c’è una verifica o quando il docente deve spiegare, ma è sempre più in disuso negli altri casi.
2. A gruppi: ci sono 3-4 banchi in posizione di rettangolo o quadrifoglio. Ideale per le classi poco numerose, questo schema è tipico della scuola primaria perché favorisce il lavoro in gruppi e la socializzazione, mentre il docente svolge solo il ruolo di coaching o tutoring. La disposizione a gruppi non è adatta quando l’insegnante deve spiegare perché i discenti dovrebbero fare delle torsioni del collo e della schiena.
3. A isole: gli alunni sono i veri protagonisti della lezione perché hanno la possibilità di avvicinare 2 o 3 banchi a cerchio, elaborando una ricerca o più spesso per lavorare insieme al tablet o al PC.
4. A ferro di cavallo: i banchi vengono affiancati creando una U capovolta intorno al docente in cattedra. Si tratta di uno schema che mette al centro della scena l’insegnante con il suo ruolo di educatore, formatore e trasmettitore della conoscenza. Questo allestimento si presta bene anche al lavoro innanzi alla LIM per guardare una proiezione o per la presentazione di una lezione.
5. A serpentone: i banchi vengono affiancati assumendo una posizione a domino, mentre la cattedra viene posta tra la lavagna e le finestre, all’angolo della stanza. Sebbene poco conosciuto, questo setting aiuta gli alunni a socializzare e a integrarsi, rafforzando i rapporti interpersonali.
6. Ad anfiteatro: si tratta della posizione a semicerchio che può essere strutturata sia su una sola fila sia su due file. Si presta bene a spiegazioni partecipate in cui la cattedra può essere sostituita con lo speach-point e cioè il luogo da cui vengono ascoltati o gestiti gli strumenti digitali, le luci o i microfoni.
La scelta dell’illuminazione giusta
In una scuola ideale, l’illuminazione dovrebbe essere progettata in modo differenziato in base alle attività da svolgere in classe. Le luci, infatti, devono consentire sia l’adeguamento che la variazione di intensità in relazione al tipo di lezione che la docente intende organizzare. In ogni caso l’obiettivo è quello di garantire una qualità luminosa ottimale e questo significa che deve essere schermata e omogenea in tutte le direzioni. Per questo sarebbe opportuno prediligere la luce naturale il più possibile, dal momento che garantisce massimo benessere sia fisico che psichico agli studenti, oltre a non impattare negativamente sull’ambiente.
Basti pensare che alcune ricerche, in America, hanno messo in evidenza tutti i benefici del sole in classe, proponendo alle autorità locali progetti di realizzazione di nuove strutture scolastiche in aree della città dove l’esposizione è ottimale. Secondo tale studio nessuna forma di luce artificiale è in grado di sostituire quella diurna, anche quando il cielo è nuvoloso e sembra coprire il sole perché dà benessere alla mente e consente di assorbire la vitamina D, favorendo una buona qualità di vita. Ciò premesso, quando non è possibile sfruttare i benefici della natura occorre installare un tipo di illuminazione ben alloggiata in ogni parte delle classi, aggiungendo l’illuminazione d’accento per mettere bene in risalto alcune aree, quando occorre.