La psicologia dello spazio a scuola: l’aula come spazio di apprendimento
Nel corso degli anni il concetto di scuola ha subìto una serie di evoluzioni attivando una serie di riflessioni anche riguardo a tutto ciò che la circonda e la riguarda, compresa quella in merito all'organizzazione dell’aula e degli spazi in cui avvengono i vari processi di apprendimento e in che modo essi lo influenzano.
Lo spazio di apprendimento
A oggi, in materia di spazio di apprendimento, si parla di una visione attiva dell’ambiente scolastico che deve configurarsi come una fonte di sviluppo nella prospettiva del raggiungimento di obiettivi educativi e sociali per formare giovani adolescenti e adulti: l’ambiente, infatti, deve presentarsi adatto all'apprendimento così da stimolarlo e favorirlo.
L'apprendimento è un processo naturale e costante nella vita delle persone che non comprende soltanto quello scolastico, e che si mette in moto con tempi, modalità, contesti e luoghi diversi. Ma in ognuno di essi le condizioni per svolgere un processo di apprendimento efficace sono da ricercarsi anche nel contesto fisico e sociale in cui l'insegnamento avviene.
L'Italia è ricca di esempi storici che avvalorano questa tesi, basti pensare all'approccio di Maria Montessori che considerava le scuole dell'infanzia come delle case dei bambini, in cui la scelta dei materiali e degli arredi deve essere dettata dall'obiettivo di costruire un luogo che lasci ampia libertà di svolgere le attività: è in quest’ottica che gli spazi e gli arredamenti acquisiscono un'importanza fondamentale per i bambini che sono chiamati a scoprirli. Elementi questi, insieme al materiale didattico, che favoriscono il lavoro di apprendimento sia dal punto di vista cognitivo sia da quello percettivo e pratico.
Un ambiente scolastico che non è più solo un neutro elemento nel processo di apprendimento, ma che costituisce il terzo insegnante. Dopo il primo, quello tradizionale e più importante rappresentato dal docente e il secondo, quello costituito dai propri pari, ovvero gli altri compagni di classe e di scuola, lo spazio intorno a sé diventa veicolo di conoscenza, grazie alla sua capacità di stimolare attenzione e generare coinvolgimento.
Gli spazi interni
La psicologia architettonica conferma che l'ambiente gioca un ruolo importante nel processo di apprendimento, mentre invece questo elemento è spesso sottovalutato. L'attenzione che si pone sull’organizzazione dell’aula scolastica può promuovere la fase di assimilazione, così come ostacolarla se ignorato. Il tipo di illuminazione, la presenza o l'assenza di rumori, la scelta dell'arredamento, la temperatura, i colori delle pareti, sono tutti elementi che si è constatato abbiano effetti sul benessere e l'attenzione degli studenti.
Naturalmente non si vuole affermare che l'ambiente di per sé insegni, ma senza ombra di dubbio se lo spazio è congruente con il metodo di insegnamento utilizzato dal docente e viene considerato un elemento importante al pari di altri aspetti, l'apprendimento ne risulta ottimizzato.
Un'aula senza mura né divisori acquista importanza e influisce positivamente sulla fase di assimilazione se il metodo utilizzato dall'insegnante non è quello tradizionale, ma uno adatto a questo tipo di ambiente. Non esiste perciò uno spazio universalmente migliore, ma esiste il più adatto in funzione del contesto.
Gli spazi esterni
Ancor più pertinente è questo approccio se si parla di spazi esterni, che possono anch'essi essere considerati come ambienti di apprendimento a tutti gli effetti: spazi nei quali i ragazzi apprendono abilità cognitive e competenze sociali.
Attraverso questi luoghi, di volta in volta diversi per favorire ulteriori stimoli, si sperimentano nuove regole di didattica. L'ambiente va considerato come un elemento attivo che spinge gli studenti a crescere da un punto di vista sociale, psicologico, sensoriale e intellettivo. Inoltre, l'utilizzo di spazi esterni alla scuola crea un filo conduttore che valorizza il legame tra l’istituto e il territorio di cui fa parte.
Laboratori, palestre, ma le stesse strade dei paesi e i quartieri delle città stimolano l'attività di gruppo, il movimento, la collaborazione. Attraverso questo nuovo approccio gli studenti hanno la possibilità di sperimentare e al tempo stesso apprendono anche i concetti di spazio e tempo.
L'importanza della prossemica
All'interno di questo discorso sulle distanze e la gestione degli spazi non può essere dimenticata la prossemica, ovvero quelle manifestazioni inconsce relative ai microspazi, solitamente quelli che si pongono tra sé e gli altri.
Una persona si comporta in funzione del territorio che ha intorno, definendo questa zona “area personale”: quest'ultima varia secondo fattori etnici e culturali che seguono regole diverse. La distanza in Medio Oriente viene vissuta in maniera molto diversa rispetto ai Paesi Occidentali, così come il contatto, quasi assente nei primi ed elemento imprescindibile nel nostro territorio.
Nel contesto scolastico
Riferendosi alla prossemica, in un contesto come quello dell'educazione e della formazione, è il ruolo del docente ad acquisire importanza per la capacità di gestire le aree e gli spazi in un ambiente multi-culturale, com'è quello della scuola odierna. Le decisioni riguardo all’organizzazione dello spazio possono determinare il livello di coinvolgimento e fiducia della classe tra i membri, predisponendo o meno a un apprendimento didattico migliore e più efficace.
Per riuscire in tale impresa diventa importante la comunicazione, la gestione del contatto visivo, il movimento del docente verso e tra gli studenti con l’obiettivo di catturare la loro attenzione ma anche per mostrarsi più aperti e disponibili.
È attraverso queste interazioni che l'insegnante potrà proseguire nella lezione facendo precise scelte di stile, marcando particolari passaggi del discorso, facendo domande per capire se la classe ha appreso ogni passaggio oppure se sia sfuggito qualche concetto o interrompendosi per richiamare un'attenzione persa o affievolita.
Lo sguardo risulta essere un fattore decisivo anche nel caso di una classe molto numerosa. E se in questo caso diventa più difficile riuscire a instaurare un contatto diretto con la classe, è l'abilità dell'educatore che potrà rivolgere lo sguardo in più direzioni e tenerlo continuamente in movimento per mantenere sempre alta l’attenzione e la concentrazione di ognuno.