Il potere delle pause: imparare meglio con meno fatica
Fin da piccoli, genitori e insegnanti insistono sull'importanza della pratica costante per migliorare le proprie competenze. Che si tratti di imparare a calciare un pallone, a risolvere problemi matematici o a scrivere, il mantra è sempre lo stesso: la ripetizione continua di un’attività aiuta a costruire le basi neurali per lo sviluppo di una competenza. Tuttavia, recenti ricerche scientifiche evidenziano che anche i momenti di pausa giocano un ruolo cruciale nell’apprendimento.
Le pause, infatti, non sono solo un’occasione per riposare, ma un momento in cui il cervello riorganizza e consolida quanto appreso, rinfrescando le idee e facilitando il ritorno all’attività con maggiore energia e produttività. La chiave è sapere come gestirle in modo efficace: scopriamo come.
Consolidamento neurale: come il cervello sfrutta le pause
Leonard Cohen, neuroscienziato presso il National Institute of Health (NIH) di Bethesda, ha dimostrato come l’idea che le pause siano solo momenti di inattività sia errata. Nel 2021 Cohen e il suo team hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Cell, in cui viene utilizzatautilizzando la magnetoencefalografia per analizzare l’attività cerebrale di un gruppo di adulti impegnati a digitare frasi con la mano non dominante. Durante il test, i partecipanti hanno alternato 35 sessioni di pratica con brevi pause.
I risultati hanno rivelato che durante le pause il cervello mostrava picchi di attività inusuali. Invece di rilassarsi, il cervello riproduceva rapidamente le azioni precedenti, trasferendo le informazioni all’ippocampo, il centro della memoria. Questo processo, noto come "consolidamento neurale", permette di fissare le nuove competenze nei ricordi e migliora la comprensione.
Collegare vecchie e nuove competenze grazie alle pause
Cohen ha spiegato che chi impara un'abilità mette il proprio cervello in condizione di collegarla alle competenze già apprese in precedenza e, quindi, ai ricordi memorizzati nel corso del tempo. Tale processo prende il nome di "legame neurale".
Un esempio riguarda chi impiega tanto tempo per imparare a suonare uno strumento, fa in modo che il proprio cervello colleghi la pressione di una corda o di un tasto a un'abilità molto più complessa, come riprodurre un intero brano. Grazie allo studio di Cohen, quindi, si è avuta la conferma che dopo aver immagazzinato informazioni, il cervello non si ferma ma continua la sua attività, elaborando, integrando e organizzando le nuove richieste.
In sostanza, dopo essersi esercitato allo scopo di padroneggiare una determinata abilità, il cervello ripercorre quell'esperienza, fissandola nei ricordi e scansionandone le varie fasi, con particolare riferimento a quelle più complicate.
Questa analisi sottolinea l’importanza di alternare pratica e pause per favorire un apprendimento più efficace e duraturo. Se la formazione tradizionale ha sempre privilegiato la pratica attiva, le pause si rivelano essere il momento in cui avvengono i progressi più significativi.
Pause scolastiche: perché sono fondamentali per gli studenti
La neurologa Judy Willis spiega nel suo articolo “Using Brain Breaks to Restore Students’ Focus” che le pause dovrebbero interrompere le lezioni prima che sopraggiungano noia, stanchezza e disattenzione.
Da quanto emerso dalle sue ricerche, per ottimizzare gli insegnamenti, le bambine e i bambini delle scuole primarie avrebbero bisogno di una pausa ogni 15 minuti di lezione, mentre, per i gradi scolastici successivi, ogni 30 minuti. La durata ideale di ogni break dovrebbe essere di almeno 4-5 minuti. Per sfruttare al meglio quei momenti potrebbe essere utile spostarsi all'interno della stanza, fare un po' di stretching, chiacchierare in maniera informale con compagni e docenti.
Secondo la stessa Willis, poi, col passare del tempo le pause acquisterebbero sempre più valore: il cervello comincia ad accusare una certa stanchezza dopo 3 o 4 ore di attività e, quindi, l'inserimento di una o più pause oltrepassata questa soglia non solo aiuterebbe gli studenti ad aumentare l'attenzione, ma anche il rendimento.
Tuttavia, il sistema scolastico tradizionale tende a prevedere poche pause durante la giornata. Modificare gli orari scolastici per aumentare il numero di pause richiederebbe un cambiamento strutturale complesso.
Come sfruttare al meglio una pausa di 5 minuti?
Durante una pausa, anche di soli 5 minuti, è possibile svolgere attività che ricaricano sia il corpo che la mente. Ecco 4 strategie da condividere con i propri studenti per imparare valorizzare le brevi pause::
- Attività creative
Concedersi un momento per sognare a occhi aperti, fissare nuovi obiettivi personali o approfondire un argomento di interesse. Questi esercizi stimolano aree specifiche del cervello e favoriscono il riposo della corteccia prefrontale, incentivando al contempo la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore associato a un umore positivo e a una maggiore motivazione. - Movimento
Muoversi è un ottimo modo per rivitalizzarsi: alzarsi dalla sedia, passeggiare nella stanza o guardare fuori dalla finestra per riconnettersi con l’ambiente circostante riducono la noia, migliorano la concentrazione e hanno un effetto calmante. - Rigenerazione fisica
Se si avverte stanchezza, un tè, un caffè o uno spuntino leggero possono aiutare a ricaricare le energie senza appesantire. - Relax mentale
Ascoltare musica rilassante o dedicarsi a una breve meditazione sono attività che possono abbassare i livelli di stress, migliorando la concentrazione e la prontezza mentale.
Ti potrebbero interessare
-
SPECIALE EDUCAZIONE AFFETTIVA
Avere cura: creare spazi sicuri per le persone LGBTQIA+ adolescenti
12 December 2024 3 minuti -
OCCHIO ALLE ISTITUZIONI
Il 10 dicembre è la giornata internazionale dei diritti umani
09 December 2024 5 minuti