Il diritto alla privacy nell’era dei social media

11 dicembre 2024 2 minuti
SPECIALE EDUCAZIONE AFFETTIVA

Il diritto alla privacy, riconosciuto come diritto umano fondamentale dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, ha assunto nuove sfumature nell’era digitale. La tecnologia offre opportunità straordinarie a tutte e tutti, ma presenta anche rischi, soprattutto per studentesse e studenti più giovani, che spesso usano i social media senza piena consapevolezza delle implicazioni.

Nonostante il divieto di usare i social sotto i 13 anni, da dati di Save the Children emerge infatti che in Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni usa internet tutti i giorni, soprattutto attraverso lo smartphone. Tra loro, ben il 42% ha una scarsa o nessuna competenza, contro una media europea del 31%.

 

I rischi

Il problema è che i social media incoraggiano a condividere informazioni personali: il proprio nome e cognome e il luogo di residenza, ma anche foto e video fino ad affermazioni o commenti spesso scritti con leggerezza. Molti e molte lo fanno senza considerare che quanto è pubblicato resta online per sempre. La mancanza di consapevolezza su come le informazioni online possano essere interpretate o manipolate apre la possibilità alla diffusione di dati che influiranno negativamente sulla reputazione personale e professionale anche in futuro. Inoltre, condivisioni inappropriate o involontarie di dati personali possono portare a gravi violazioni della privacy e della dignità della persona, come la diffusione non consensuale di immagini intime o il cyberbullismo.

 

Come informare studenti e studentesse

La scuola può svolgere un ruolo chiave nell'educare ragazze e ragazzi sui rischi e sui diritti legati alla privacy permettendo loro di sviluppare competenze critiche per proteggere se stessi e rispettare le altre persone.

Nei programmi scolastici, in particolare nell’ambito dell’educazione civica, è fondamentale quindi inserire momenti dedicati all’educazione digitale, magari coinvolgendo esperti di sicurezza informatica o rappresentanti delle forze dell’ordine per affrontare argomenti come i termini di utilizzo delle piattaforme social, l'importanza delle impostazioni sulla privacy e come riconoscere e segnalare comportamenti illeciti online.

Come per ogni argomento, sono molto efficaci discussioni e attività pratiche per mostrare come una condivisione irresponsabile abbia conseguenze immediate e nel futuro partendo da casi concreti di persone che hanno subito violazioni della privacy o da episodi di cronaca legati alla diffusione non consensuale di immagini intime e cyberbullismo.

Dobbiamo spiegare a studenti e studentesse l'importanza del consenso e quindi di quanto sia necessario chiederlo ogni volta che vogliamo condividere foto o informazioni di altre persone. DomandeScomode@school ha realizzato un webinar liberamente fruibile sul tema, dal titolo “Consenso: rispetto e comunicazione”. Per rivedere la registrazione, clicca qui per le scuole secondarie di primo grado e qui per le scuole secondarie di secondo grado.

 

Lavoriamo sulle emozioni

Essere vittima - ma anche artefice - di cyberbullismo può avere conseguenze psicologiche devastanti: ecco perché, come insegnanti, dobbiamo affrontare anche la parte emotiva di questi abusi. È utile, a questo scopo, coinvolgere studenti e studentesse in giochi di ruolo che simulano situazioni legate alla violazione della privacy per aiutarli a comprendere le emozioni e le conseguenze che ne derivano. Vista la delicatezza del tema, è meglio che ci sia un affiancamento di figure competenti e specializzate.

Infine, andrebbero coinvolte le famiglie: sensibilizzando anche i genitori sull'importanza della privacy digitale e fornendo strumenti e risorse per supportare i figli e le figlie nell’uso sicuro dei social media.

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