Il diritto alla privacy nell’era dei social media
Il diritto alla privacy, riconosciuto come diritto umano fondamentale dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, ha assunto nuove sfumature nell’era digitale. La tecnologia offre opportunità straordinarie a tutte e tutti, ma presenta anche rischi, soprattutto per studentesse e studenti più giovani, che spesso usano i social media senza piena consapevolezza delle implicazioni.
Nonostante il divieto di usare i social sotto i 13 anni, da dati di Save the Children emerge infatti che in Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni usa internet tutti i giorni, soprattutto attraverso lo smartphone. Tra loro, ben il 42% ha una scarsa o nessuna competenza, contro una media europea del 31%.
I rischi
Il problema è che i social media incoraggiano a condividere informazioni personali: il proprio nome e cognome e il luogo di residenza, ma anche foto e video fino ad affermazioni o commenti spesso scritti con leggerezza. Molti e molte lo fanno senza considerare che quanto è pubblicato resta online per sempre. La mancanza di consapevolezza su come le informazioni online possano essere interpretate o manipolate apre la possibilità alla diffusione di dati che influiranno negativamente sulla reputazione personale e professionale anche in futuro. Inoltre, condivisioni inappropriate o involontarie di dati personali possono portare a gravi violazioni della privacy e della dignità della persona, come la diffusione non consensuale di immagini intime o il cyberbullismo.
Come informare studenti e studentesse
La scuola può svolgere un ruolo chiave nell'educare ragazze e ragazzi sui rischi e sui diritti legati alla privacy permettendo loro di sviluppare competenze critiche per proteggere se stessi e rispettare le altre persone.
Nei programmi scolastici, in particolare nell’ambito dell’educazione civica, è fondamentale quindi inserire momenti dedicati all’educazione digitale, magari coinvolgendo esperti di sicurezza informatica o rappresentanti delle forze dell’ordine per affrontare argomenti come i termini di utilizzo delle piattaforme social, l'importanza delle impostazioni sulla privacy e come riconoscere e segnalare comportamenti illeciti online.
Come per ogni argomento, sono molto efficaci discussioni e attività pratiche per mostrare come una condivisione irresponsabile abbia conseguenze immediate e nel futuro partendo da casi concreti di persone che hanno subito violazioni della privacy o da episodi di cronaca legati alla diffusione non consensuale di immagini intime e cyberbullismo.
Dobbiamo spiegare a studenti e studentesse l'importanza del consenso e quindi di quanto sia necessario chiederlo ogni volta che vogliamo condividere foto o informazioni di altre persone. DomandeScomode@school ha realizzato un webinar liberamente fruibile sul tema, dal titolo “Consenso: rispetto e comunicazione”. Per rivedere la registrazione, clicca qui per le scuole secondarie di primo grado e qui per le scuole secondarie di secondo grado.
Lavoriamo sulle emozioni
Essere vittima - ma anche artefice - di cyberbullismo può avere conseguenze psicologiche devastanti: ecco perché, come insegnanti, dobbiamo affrontare anche la parte emotiva di questi abusi. È utile, a questo scopo, coinvolgere studenti e studentesse in giochi di ruolo che simulano situazioni legate alla violazione della privacy per aiutarli a comprendere le emozioni e le conseguenze che ne derivano. Vista la delicatezza del tema, è meglio che ci sia un affiancamento di figure competenti e specializzate.
Infine, andrebbero coinvolte le famiglie: sensibilizzando anche i genitori sull'importanza della privacy digitale e fornendo strumenti e risorse per supportare i figli e le figlie nell’uso sicuro dei social media.
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