Compiti di realtà: che cosa sono?

10 gennaio 2024 4 minuti
DIDATTICA INNOVATIVA

Le capacità e le competenze di una persona possono manifestarsi pienamente soltanto in ambiti reali. Di conseguenza, un compito concreto, reale, è lo spazio nel quale tali competenze possono essere applicate, migliorate, osservate e valutate in maniera ottimale. I compiti di realtà riguardano, quindi, la risoluzione di un problema reale o quanto più possibile vicino al mondo reale. È compito di studenti e studentesse cercare di risolverlo ricorrendo alle proprie conoscenze, sfruttando appieno la propria capacità di problem solving, nonché tutte le altre abilità in grado di dare un vantaggio competitivo all'interno di contesti sociali differenti gli uni dagli altri.

 

 

Cosa sono i compiti di realtà e perché possono rivelarsi test importanti?

I compiti di realtà possono richiedere di assolvere a un determinato incarico, cimentarsi in una performance, portare a termine un progetto. Insomma, ciò che il docente chiede a studenti e studentesse è di realizzare qualcosa di concreto e misurabile all'interno di un contesto reale. Il problema non richiede soltanto impegno individuale ma, nella maggior parte dei casi, va svolto in coppia o in gruppo. Se porzioni specifiche del progetto possono, o devono, essere svolte individualmente, è possibile che il resto dell'incarico preveda un lavoro di gruppo e, quindi, necessitare di momenti di condivisione. Uno degli step cruciali di un compito di realtà è l'argomentazione finale, che va eseguita davanti all'intera classe (il cosiddetto circle time). Anche questa caratteristica (il mix tra impegno individuale e capacità di lavorare in gruppo) fa del compito di realtà un test prezioso, in grado di favorire la responsabilizzazione degli allievi, nonché la loro capacità di attingere a diverse abilità, che possono essere innate o sviluppate poco alla volta. Per essere davvero efficace, un compito di realtà deve connettersi in maniera diretta ed evidente col mondo reale. Il suo significato deve essere esplicito e deve motivare gli alunni, i quali devono essere spinti a rivedersi all'interno della sfida stessa. L'impegno richiesto deve essere situato nella zona di sviluppo prossimale di ognuno, che riguarda la distanza tra ciò che il bambino può fare per conto proprio e ciò che può ottenere con il supporto di un adulto o di un coetaneo. La zona di sviluppo prossimale è situata in un'area intermedia tra le capacità attuali dell'alunno e il suo potenziale di sviluppo. Ideare in questo modo un compito di realtà vuol dire prevedere modalità differenti di sviluppo e azione, in grado di stimolare l'uso dei processi cognitivi complessi degli alunni: ragionamento, pensiero critico, pensiero divergente e transfert.

 

 

Compito di realtà: esempi concreti

Alle conoscenze acquisite in ambito scolastico, l'alunno deve unire le proprie abilità innate (problem solving, capacità di collaborare con altre persone, intuito, velocità di pensiero, etc), in modo da avere maggiori opportunità di risolvere un problema in un contesto sconosciuto. Proprio la necessità di confrontarsi con contesti nuovi, può aiutare lo studente ad uscire dalla propria zona di comfort e affinare le conoscenze già acquisite. Qualche esempio concreto di compito di realtà? Creare testi e presentazioni informatiche, trascrivere un discorso ascoltato all'interno di un film o di un video, spiegare la lezione al resto della classe prendendo temporaneamente il posto dell'insegnante, o ancora, realizzare esperimenti finalizzati alla dimostrazione dei fenomeni scientifici di base, piantare e favorire la crescita di piante e specie floreali.

 

 

In che modo progettare un compito di realtà davvero efficace?

Durante la fase di programmazione, il docente avrà il compito di individuare le capacità, le abilità e le conoscenze che verranno attivate durante la risoluzione del problema. In un secondo momento, l'insegnante predisporrà tutti i materiali necessari (quelli preparatori, ma anche quelli di lavoro e quelli utili alla valutazione finale). Successivamente, il docente dovrà attenersi a questi 5 step:

1. Strutturare l'apprendimento affinché sia realmente costruttivo, graduale e cooperativo, con un uso flessibile del tempo e degli spazi

2. Curare il più possibile la comunicazione, presentando scrupolosamente l'attività, i possibili collegamenti e le eventuali ricadute didattiche. Inoltre, è fondamentale individuare e illustrare agli studenti il metodo e l'atteggiamento che bisogna usare (ad esempio, le modalità di discussione col resto del gruppo), ascoltare le aspettative e le rimostranze degli studenti, correggere l'iter dove necessario

3. Promuovere partecipazione e democrazia anche nella scelta dei prodotti, dei materiali e dei gruppi (la selezione casuale è senza dubbio la più indicata)

4. Individuare e spiegare gli obiettivi, chiarendo le regole dell'esperienza, le fasi della risoluzione del problema (ricerca, analisi, discussione, sintesi, esposizione e valutazione) e gli incarichi individuali

5. Valutare le competenze chiave e quelle disciplinari. A tal proposito, va sottolineato come valutare un compito di realtà non è come valutare un compito scolastico; nel primo caso, infatti, è necessaria una valutazione dei processi, dei prodotti e dei gruppi, da effettuare nell'arco del tempo, in quanto ogni competenza si esplica all'interno di una dimensione sociale. Il docente può ricorrere a strumenti come le autobiografie cognitive e le osservazioni sistematiche

 

 

Come si valuta un compito di realtà?

I compiti di realtà, proprio perché intendono contribuire alla valutazione dei livelli di competenza maturati dall'allievo, devono contenere, anche in fase di programmazione, una spiegazione chiara di cosa bisogna realizzare e di come questa cosa verrà valutata. Gli strumenti più utili, che possono essere usati per valutare le prestazioni fornite nelle diverse prove e per coinvolgere attivamente gli studenti nel processo di valutazione delle loro stesse competenze, sono il diario di bordo, le schede di autovalutazione, il portfolio e le rubriche di valutazione. Indurre studenti e studentesse ad autovalutarsi è molto importante, poiché consente loro di individuare eventuali lacune comportamentali o didattiche e correggerle.

 

 

Conclusioni

I compiti di realtà sono sfide formative che portano l'alunno ad uscire dalla propria zona di comfort e a confrontarsi con il mondo reale. Questi problemi complessi inducono studenti e studentesse a fare ricorso a tutte le conoscenze acquisite, nonché alle proprie abilità innate. Per migliorare l'utilità dei compiti di realtà, la scuola invita gli insegnanti a privilegiare le prove che obbligano l'alunno a richiamare in forma integrata, combinandole tra loro in maniera autonoma, più conoscenze acquisite. La risoluzione del problema costituisce il prodotto finale sul quale si basa la valutazione del docente. I compiti di realtà:

- propongono problemi e situazioni che ci si può trovare ad affrontare nel mondo reale, personale o professionale

- pongono problemi aperti a molteplici interpretazioni, raramente risolvibili mediante l'applicazione di procedure già note (la complessità del problema può essere resa più accessibile all'alunno mediante determinate informazioni, ma non va ridotta)

- offrono l'opportunità per esaminare gli eventuali problemi da angolazioni pratiche e teoriche diverse. Non esiste, infatti, una sola interpretazione, esattamente come non esiste un'unica maniera per risolvere un problema. Ogni studente deve imparare a selezionare le informazioni più rilevanti, distinguendole da quelle meno rilevanti

- offrono soluzioni alternative e, proprio questo fattore, garantisce agli studenti la possibilità di individuare soluzioni originali e mai sperimentate prima

- possono essere piuttosto complessi e richiedere del tempo (settimane o mesi)

- migliorano la capacità di collaborare dei ragazzi

- possono integrare settori disciplinari diversi, incoraggiando prospettive multidisciplinari estremamente interessanti.

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