Nasce la piattaforma sugli stereotipi di genere: scopri come funziona
Cosa c’è di male se Spiderman piace a una bambina? Una domanda semplice e spontanea che ha dato vita al corto Mi Piace Spiderman, e Allora?, progettato per abbattere gli stereotipi di genere, ancora radicati nella cultura moderna.
Dalla nascita del cortometraggio in poi è stato un susseguirsi di idee e iniziative che hanno coinvolto personaggi dello spettacolo, politici e imprenditori che hanno progettato una piattaforma multimediale che contiene video di approfondimento, schede didattiche e diverse attività da svolgere con il gruppo classe.
Il nome del progetto didattico virtuale è Stereotipi di genere.ue-Smontiamoli in Classe ed è stato presentato per la prima volta a Roma, presso la Sala Europe Experience situato nell’ufficio Italiano del Parlamento.
Grazie alla finalità, riconosciuta anche dalle forze politiche, Stereotipi di genere.ue-Smontiamoli in Classe ha ottenuto un importante finanziamento dal bando Citizens, Equality, Rights and Values, meglio conosciuto come CERV della Commissione Europea, che ne ha subito riconosciuto il valore etico e sociale.
La sua presentazione, inoltre, ha riscosso molti pareri favorevoli, tra i quali quello di Helena Dalli, Commissaria Europea per l’Uguaglianza. Nel suo discorso, la Commissaria ha infatti sostenuto l’importanza di questo progetto, ritenendo la costruzione della parità di genere una priorità per la Commissione Europea e per la scuola, ribadendo, inoltre, che "rimuovere gli stereotipi è un processo fondamentale che si costituisce a partire dall’educazione. La famiglia e la scuola rappresentano i punti di riferimento fondamentali che possono aiutare i ragazzi nella costruzione di una coscienza critica che abbatta questi stereotipi permettendo di reagire alla disparità e alla violenza di genere".
Stereotipi di genere.ue-Smontiamoli in Classe è uno strumento didattico che permette di formarsi e di lavorare con il gruppo, coinvolgendo bambini e ragazzi in età adolescenziale, con attività specifiche per ciascuna fascia. Si tratta di un kit gratuito scaricabile dal sito https://stereotipidigenere.eu sia dai docenti sia dagli studenti della scuola primaria e secondaria di secondo grado. Tra gli strumenti didattici disponibili, si trovano bibliografie, glossari e test di autovalutazione con schede divise per temi ed età, oltre a diverse proposte su attività pratiche da svolgere come il role playing, esercizi per riconoscere gli stereotipi che si celano nella routine quotidiana, attività per stimolare il pensiero critico e consigli per affrontare problemi di questo tipo. Inoltre, la piattaforma contiene lo stesso cortometraggio, per facilitarne la fruizione proiettandolo in classe.
Genere.ue-Smontiamoli in Classe: cosa dicono i registi
Per comprendere davvero la finalità del cortometraggio e sviscerarne l’anima, abbiamo ascoltato l’intervista al regista e alla sceneggiatrice, rispettivamente Federico Micali e Serena Mannelli che insieme al produttore Giovanni Ciardulli, presidente di DNART, hanno sostenuto la bellezza del progetto e l’importanza di dargli un’eco sempre maggiore.
A proposito della storia raccontata nel corto, il regista ha sostenuto che è di fondamentale importanza affrontare il tema della parità di genere con i ragazzi e le ragazze, parlandone in presenza dei docenti. La condivisione, infatti, serve a mettere a loro disposizione quegli strumenti per stimolare e realizzare una piena concretizzazione del principio, riconoscendo nella parità di genere un diritto inviolabile della persona.
Non a caso il progetto è stato presentato anche nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne che si è tenuta a Firenze il 25 novembre. In questa occasione, è stato posto l’accento sulla necessità di un cambio radicale di mentalità che deve partire dalla famiglia e dalla scuola, per diffondersi gradualmente in tutti gli strati sociali. Non bisogna dimenticare che la richiesta di uno specifico materiale da lavoro arrivava proprio dalla scuola che ha spinto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in combinazione con l’ACF Fiorentina, la Regione Toscana, Lanterne Magiche e la Fondazione Sistema Toscana a organizzare il Bando Non Violenza: lo schiaffo più forte che ha dato vita al cortometraggio.
Si comprende bene che la piattaforma didattica multimediale è stata fortemente voluta e la sua uscita è stata una sorpresa accolta favorevolmente da presidi e insegnanti che stanno dedicando progetti ad hoc per renderla fruibile ai propri alunni. Stereotipi di genere.ue-Smontiamoli in Classe è stata diffusa nelle scuole italiane e i docenti lo hanno accolto con grande favore, utilizzando da subito le pillole di approfondimento disponibili.
Tra le più curate ricordiamo quella di Claudio Cirri, che da poco ha vinto il premio Ubu grazie ai Sotterraneo, della professoressa Micaela Frulli, insegnante di diritto, della rapper Wissal Houbabi, famosa per le sue teorie antisessiste, della formatrice Margherita Cinefra e della psicologa Maya Albano. Ma anche gli interventi di Monica Martinella, editrice di Settenove e di Alessia Dulbecco, famosa pedagogista che ha elaborato interessanti spunti di riflessione, permettendo di sviluppare maggiore pensiero critico e consapevolezza nelle situazioni in cui si verificano discussioni e violazioni della libertà di genere. Tra le schede didattiche, invece, ricordiamo quella progettata dall’Associazione Allibratori che ha elaborato il tema: Puntiamo sulla lettura. Una moltitudine di schede che permette di organizzare attività ludiche adatte alle diverse fasce di età, per essere pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà anche nella vita quotidiana quando non si è protetti dal proprio gruppo di amici o dalla scuola, ma si vivono situazioni di abuso e violenza verbale.
La scuola come portatrice di idee: avevamo bisogno di una piattaforma come Stereotipi di genere.ue-Smontiamoli in Classe?
A dispetto delle numerose opinioni positive sul progetto, alcuni detrattori si sono chiesti se fosse davvero necessario introdurre nella scuola ulteriore materiale multimediale che desse voce ai diritti delle donne. Se, infatti, il mondo ha fatto passi da gigante parlando della parità di genere e gridando dalle cattedre e dai palchi nelle piazze che è tempo di cambiamento e di realizzazione di una reale e concreta parità di genere, in molti Paesi e nelle province più piccole d’Italia è ancora un obiettivo da perseguire.
Non possiamo dimenticare, infatti, che ci sono ancora ragazze e donne che subiscono pesanti discriminazioni e violenze, giovani che vengono private del diritto allo studio. Professioniste che hanno studiato ma che non possono occupare ruoli decisionali, economici o politici dirigenziali, pur avendone le caratteristiche.
In termini di cifre, possiamo dire con orgoglio che sono stati fatti molti passi in avanti, anche se con lentezza. Basti pensare che in Nord Africa le donne che occupavano posti di lavoro retribuiti era del 35% nel 1990 mentre nel 2015 hanno raggiunto il 41%. In Asia meridionale, invece, nel 1990 solo 74 bambine su 100 erano iscritte alla scuola primaria, mentre nel 2012 si sono registrate iscrizioni pari a quelle dei bambini.
Certo, il lavoro da fare è ancora grande se pensiamo che in ben 46 Paesi le donne detengono solo il 30% dei seggi nei parlamenti, auspicando di raggiungere una percentuale molto più alta entro il 2030. Non dimentichiamo che la parità di genere, con tutte le implicazioni che prevede, costituisce uno degli obiettivi previsti nell’Agenda ONU per il 2030. Parità di genere nelle famiglie, dove il bambino deve sentirsi accettato per ciò che è o per ciò che sente, parità nelle scuole, dove ciascuno deve trovare il suo posto senza sentirsi inferiore a causa del proprio sesso, parità di genere nel mondo del lavoro, affinché la donna venga riconosciuta come meritevole di occupare anche i posti più rilevanti con la medesima retribuzione spettante agli uomini.
Si tratta di realtà su cui lavorare ancora molto ma per le quali si intravedono già i frutti grazie a progetti come quello di Stereotipi di Genere.ue-Smontiamoli in Classe che insegnano ai bambini a discutere del futuro, a trattare di questioni che li riguardano da vicino anche nella quotidianità, per abituarli a contrastare mentalità retrograde, dannose e pericolose per una crescita serena dell’individuo e della società.
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