L'8 marzo e oltre: educare alla parità con un approccio intersezionale
L’8 marzo rappresenta una ricorrenza fondamentale per ricordare le battaglie per la parità di genere, ma non può limitarsi a una celebrazione isolata. Questo giorno deve diventare un'opportunità per approfondire il concetto di discriminazione in una prospettiva più ampia e intersezionale, collegandolo ad altre forme di oppressione e ingiustizia sociale.
Marzo è anche il mese in cui ricorrono la Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale (21 marzo) e la Giornata internazionale della visibilità transgender (31 marzo). Si tratta di occasioni utili a ricordare che le discriminazioni non avvengono in compartimenti stagni: il sessismo si intreccia con il razzismo, con l’omofobia, con la transfobia e con le disuguaglianze socio-economiche, creando forme di oppressione multiple che colpiscono chi si trova all’intersezione di più categorie svantaggiate.
Un’analisi intersezionale delle discriminazioni
L’intersezionalità è un concetto sviluppato dalla giurista Kimberlé Crenshaw per descrivere come le diverse forme di discriminazione si sovrappongano, amplificando le ingiustizie subite da alcuni gruppi sociali. Una donna nera, per esempio, non subisce solo sessismo, ma anche razzismo, e la combinazione delle due oppressioni crea una realtà diversa rispetto a chi vive solo una di queste esperienze. Lo stesso vale per le persone transgender, per coloro che provengono da contesti economici svantaggiati e per chi appartiene a minoranze etniche o religiose.
Educare gli studenti e le studentesse a questa prospettiva li aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza critica. Ad esempio, quando si parla di pari opportunità di genere, non ci si può limitare a discutere della disparità salariale tra uomini e donne, ma bisogna considerare anche come questa problematica colpisca in modo sproporzionato le donne nere, le donne disabili o quelle appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Perché parlare di intersezionalità a scuola?
Le scuole superiori rappresentano un momento cruciale nella formazione di una coscienza critica. In questa fase della crescita, ragazze e ragazzi iniziano a comprendere meglio i meccanismi di potere e di esclusione che modellano la società. Se non si forniscono loro strumenti adeguati per decodificare queste dinamiche, rischiano di interiorizzare stereotipi e pregiudizi senza metterli in discussione.
Affrontare il tema dell’intersezionalità significa insegnare che le discriminazioni non sono problemi isolati, ma fanno parte di un sistema più ampio che perpetua disuguaglianze e privilegi. Aiutare gli studenti a riconoscere queste connessioni non solo li rende più consapevoli, ma permette loro di sviluppare una visione più inclusiva e solidale del mondo.
Come affrontare il tema in classe
Per affrontare questo tema in classe è necessario innanzitutto creare un dibattito inclusivo che possa stimolare il dialogo su esperienze di discriminazione, usando esempi concreti tratti dalla loro quotidianità – naturalmente facendo attenzione alla creazione di un ambiente safe, in cui i ragazzi e le ragazze possano esprimersi serenamente – o da casi di attualità. Può rivelarsi particolarmente utile al dibattito l’utilizzo di materiali diversificati come libri, film, documentari e articoli che trattano tematiche intersezionali, con protagonisti e protagoniste ma anche autrici e autori appartenenti a gruppi marginalizzati. Ma non solo: uno dei modi più efficaci per comprendere problemi che magari non viviamo in prima persona è “mettersi nei panni degli altri”, ovvero fare un esercizio di empatia che permettano di identificarsi in chi vive in una situazione svantaggiata. A questo scopo può essere indicato proporre giochi di ruolo e attività immersive che aiutino i e le partecipanti a comprendere realmente il concetto di privilegio (e della sua mancanza) e a ragionare sul proprio ambiente da una prospettiva utile a individuare le situazioni di discriminazione e a pensare strategie per contrastarle. Sempre con una particolare attenzione all’uso del linguaggio: la lingua è uno strumento potente che esprime la nostra visione del mondo, e possiamo decidere se includere o escludere attraverso le parole, se utilizzarle per delimitare dei confini o, al contrario, per spalancarli. Un utile approfondimento su questo argomento è offerto dal webinar per le Scuole Superiori di secondo grado “Linguaggio inclusivo: parole per la parità” offerto da Lines nell’ambito di DomandeScomode@school, progetto di educazione alla parità di genere e all’affettività consapevole.
In conclusione, l’8 marzo non è solo una giornata per parlare di parità di genere, ma deve essere un punto di partenza per un discorso più ampio e strutturato sulla giustizia sociale. Adottare un approccio intersezionale in classe permette di formare cittadini consapevoli e capaci di comprendere la complessità delle discriminazioni. I docenti hanno un ruolo cruciale in questo processo: educare alla diversità significa contribuire alla costruzione di una società più equa e inclusiva per tutti.
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