Quando il corpo è un nemico
Nonostante i movimenti per la bodypositivity, la grassofobia resiste ed è causa di molte sofferenze soprattutto in adolescenza.
La grassofobia è un atteggiamento di ostilità, a volte perfino di disgusto nei confronti dei corpi considerati obesi o anche solo sovrappeso e che in generale non corrispondono ai modelli estetici dominanti nel nostro contesto sociale e culturale. In occidente, infatti, da decenni la bellezza è per lo più associata alla magrezza. Si tratta di un fenomeno che incide profondamente sulla salute mentale in particolare durante l’adolescenza, un periodo spesso segnato da un’attenzione esasperata al proprio aspetto fisico.
Bellezza fa rima con magrezza
A cominciare dai contenuti diffusi sui social media, ma anche al cinema, in tv, sulle riviste, le pressioni per aderire a standard di bellezza irrealistici sono fortissime soprattutto per le ragazze, ma sempre di più anche per i ragazzi. Chi non si conforma a quegli standard, oltre a sentirsi inadeguato, rischia di essere escluso dai coetanei e dalle coetanee o, peggio, di essere oggetto di bullismo e body shaming (insulti e prese in giro legate al corpo). Da una ricerca realizzata nel 2021 proprio nell’ambito di Domande Scomode@School, è emerso che quasi 9 persone su 10 tra i 10 e i 17 anni hanno subito body shaming almeno una volta, mentre 3 su 10 ricevono offese sul proprio aspetto fisico tutti i giorni.
Le conseguenze
Ecco allora che il corpo diventa un nemico. Questo rapporto disfunzionale può portare a conseguenze psicologiche anche gravi, quali:
- ansia e depressione: la costante sensazione di non essere ‘abbastanza’ per gli standard di bellezza agisce in modo deleterio sull’autostima;
- disturbi alimentari: la spinta ad adeguarsi ai canoni di magrezza può indurre comportamenti alimentari non salutari fino a far sorgere malattie psichiche quali l’anoressia o la bulimia;
- isolamento sociale e problemi relazionali: l’avversione verso il proprio corpo spesso induce a evitare situazioni sociali. Questa solitudine impedisce lo sviluppo di relazioni sane.
Bodyshaming e bullismo
Le conseguenze della grassofobia non si fermano a chi la subisce. Sebbene meno evidente, anche chi la agisce - magari inconsapevolmente lanciando battute infelici sull’aspetto degli altri, o addirittura praticando vero bullismo - può subirne gli effetti negativi, quali:
- disconnessione dalle proprie emozioni: chi discrimina spesso lo fa per nascondere le insicurezze personali. Questo impedisce una reale connessione con le proprie emozioni e una comprensione empatica degli altri;
- rapporto problematico con il proprio aspetto: chi agisce la grassofobia si sente a sua volta obbligato a conformarsi a modelli di bellezza molto sfidanti e sviluppa così una relazione disfunzionale con il proprio corpo;
- costruzione di relazioni non appaganti: la grassofobia rafforza l’idea che il valore di una persona sia determinato dal suo aspetto fisico, riducendo le relazioni interpersonali a dinamiche superficiali basate sull’apparenza.
Un circolo vizioso da spezzare: promuovere una cultura dell’inclusione
Il circolo vizioso di sofferenza provocato dal pregiudizio nei confronti dei corpi non conformi può essere spezzato solo attraverso un’educazione, a casa e a scuola, che promuova la diversità come un valore. Allo stesso tempo, è necessario insegnare l’importanza dell’empatia, del rispetto e della gentilezza verso gli altri, contrastando gli stereotipi e i messaggi tossici che alimentano la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Questi sono anche gli obiettivi del progetto di educazione all’affettività consapevole Domande Scomode@school che si rivolge agli studenti e alle studentesse delle scuole secondarie di I grado e il biennio delle scuole secondarie di II grado, promosso da Lines&Tampax in collaborazione con La Fabbrica.
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