I ragazzi (non) piangono
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, una riflessione sul peso che gli stereotipi di genere hanno sul benessere psicologico degli adolescenti.
Crescere in una società che ha ancora salde radici nella cultura patriarcale non è facile per le femmine, ma ha ricadute negative anche sui maschi.
Da un’indagine realizzata da IPSOS per Save the Children su un campione di 800 italiani di età compresa tra 14 e 18 anni, e pubblicata nel gennaio 2024, emergono dati interessanti - e preoccupanti - sull’influenza che gli stereotipi di genere hanno ancora sui nostri adolescenti, maschi e femmine. Il sondaggio mirava a indagare i vissuti delle giovani persone intervistate riguardo la violenza di genere, il modo di vivere le relazioni, il giudizio nei confronti di comportamenti violenti e di controllo. Come premessa a domande specifiche su questi aspetti, il questionario poneva quesiti riguardo ad alcuni stereotipi di genere.
Boys don’t cry
Quello che emerge è la solita vecchia storia: la maggior parte delle risposte indica per esempio che, nelle aspettative di chi ha risposto, i maschi non piangono (come diceva la canzone dei Cure), non esprimono le proprie emozioni intime e che non è nella loro natura prendersi cura degli altri. E via così, di stereotipo in stereotipo legato a una mascolinità tossica che di certo non aiuta il benessere psicologico degli stessi ragazzi.
Crescere con l’idea che la forza, il coraggio e la resistenza emotiva sono le caratteristiche di un 'vero maschio’ e che, al contrario, la vulnerabilità, l’espressione delle emozioni e la tenerezza siano segni di debolezza, porta a non riconoscere e a soffocare le proprie emozioni, con effetti profondi sulla salute mentale. L’impossibilità di chiedere aiuto, percepita come una debolezza, è un altro fattore critico che aggrava queste condizioni, rendendo più difficile per i ragazzi affrontare i disagi psicologici.
Le conseguenze sui ragazzi
I dati pubblicati in The State of Children in the European Union 2024 da Unicef confermano che il malessere mentale colpisce soprattutto i maschi: dei circa 11,2 milioni di under 19 residenti nell’Unione Europea che denunciano disturbi psichici, 5,9 milioni sono maschi e 5,3 femmine. Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione.
La sofferenza dei ragazzi dovuta al peso delle aspettative di genere emerge sempre più anche in brani di successo, nati in ambienti come il rap o l’hop, dove il messaggio spesso è proprio quello dell’uomo ‘che non deve chiedere mai’.
La Giornata Mondiale della Salute Mentale dovrebbe essere allora l’occasione per riflettere – ma non solo il 10 ottobre - anche su come i condizionamenti sociali e culturali contribuiscano alla formazione di stereotipi di genere, con ricadute dannose sia per i ragazzi sia per le ragazze.
Le conseguenze sulle relazioni
Essere dissociati dalle proprie emozioni, infatti, non danneggia solo il benessere mentale individuale, ma ha anche conseguenze sulle relazioni interpersonali. L’empatia, ossia la capacità di comprendere e rispondere alle emozioni degli altri, nasce dalla consapevolezza delle proprie.
Se i ragazzi crescono in un contesto in cui piangere, confidarsi, chiedere aiuto è considerato ‘da femmina’ difficilmente svilupperanno la capacità di ascolto e di comprensione degli stati d’animo altrui. Si apre così la strada a comportamenti violenti e abusivi. La violenza di genere, infatti, è spesso il risultato dell’incapacità di entrare in contatto con i propri sentimenti e di comprendere quelli degli altri. In un circolo vizioso dove la sofferenza non espressa genera altra sofferenza.
Che fare?
Per interrompere questo meccanismo è essenziale un'attività educativa, in famiglia ma anche a scuola, che promuova una visione più ampia e inclusiva delle emozioni e dei ruoli di genere. I ragazzi devono essere incoraggiati a esplorare ed esprimere le proprie emozioni, senza paura di giudizi.
Allo stesso tempo, è necessario sensibilizzare ragazzi e ragazze sull’importanza dell’empatia, della comunicazione e del rispetto reciproco. Perché spezzare i condizionamenti di genere non riguarda solo la salute mentale dei singoli, ma anche la costruzione di una società più empatica e meno violenta.
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