Identità negate. L'impatto delle discriminazioni di genere e sessuali sulla salute mentale in adolescenza
Le discriminazioni basate sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale hanno conseguenze profonde sulla salute mentale degli e delle adolescenti che si identificano come parte della comunità LGBTQI+. Il rifiuto sociale, il bullismo, l'esclusione e l'uso discriminatorio del linguaggio creano una realtà difficile da affrontare, che spesso porta a gravi problematiche psicologiche.
La società occidentale, basata prevalentemente su modelli di sessualità eteronormativi, fatica a riconoscere e accogliere identità di genere e orientamenti sessuali diversi da quelli comunemente accettati. Questa mancata inclusione amplifica il disagio vissuto da chi non si conforma a questi standard.
Minority stress, il peso invisibile della discriminazione
Uno degli effetti più rilevanti delle discriminazioni è il minority stress, ovvero lo stress sperimentato dalle persone che appartengono a una minoranza, in questo caso sessuale o di genere. Gli adolescenti LGBTQIA+ affrontano pregiudizi e discriminazioni quotidiane, che si traducono in una serie di fattori di stress specifici, come il timore costante di essere rifiutati, la necessità di nascondere la propria identità, e l'omofobia interiorizzata.
Questi fattori di stress aumentano il rischio di sviluppare disturbi come depressione, ansia e abuso di sostanze. Molti studi dimostrano che lo stigma e il pregiudizio aumentano significativamente i livelli di stress nelle persone LGBTQIA+ rispetto a coetanei e coetanee eterosessuali.
Il diritto alla rappresentazione
Le discriminazioni si esprimono in diversi modi, a partire dal bullismo scolastico, che può assumere forme fisiche, verbali o psicologiche, fino alla più sottile esclusione sociale. Gli adolescenti LGBTQIA+ spesso vengono ignorati o marginalizzati nei contesti educativi e sociali, e possono trovare difficile trovare modelli di riferimento positivi nei media o nella società in generale.
La mancanza di rappresentazione adeguata contribuisce ad alimentare il senso di isolamento e inadeguatezza, aggravando il già difficile processo di accettazione di sé. L'uso di un linguaggio discriminatorio, anche quando non è apertamente aggressivo, può avere un impatto negativo sulla percezione di sé e sulla propria identità.
Rivelarsi per amarsi
Un altro elemento di grande importanza è il coming out, un momento cruciale nella vita di una persona LGBTQIA+. Dichiarare apertamente la propria identità di genere o orientamento sessuale rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di accettazione, ma è anche un passaggio carico di ansie e paure.
Molti e molte adolescenti temono il rifiuto da parte della famiglia, degli amici o della comunità. Questo timore può portare a nascondere la propria identità, creando una frattura tra il sé interiore e la persona che viene mostrata agli altri. L'incapacità o la difficoltà di fare coming out può portare a una ridotta autostima e a un aumento dei sintomi depressivi.
Valorizzare la diversità
È importante sottolineare che le difficoltà di salute mentale vissute dalle persone LGBTQIA+ non derivano dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere in sé, piuttosto dall'ostilità e dall'emarginazione che incontrano nella società. Riconoscere e combattere la discriminazione è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti gli e le adolescenti, indipendentemente dalla loro identità o orientamento.
È necessario promuovere una cultura dell'inclusione, in cui la diversità sia vista come un valore e non come una minaccia. Uno dei modi migliori per farlo è parlare della diversità, raccontarla, viverla per normalizzarla, tirarla fuori dal silenzio che nutre lo stigma, alimenta la vergogna e rende insostenibile la pressione sociale sugli adolescenti e le adolescenti LGBTQIA+.
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